Autonomia differenziata, parere contrario anche di alcuni sindaci del crotonese

Crotone Attualità

Una delegazione di sindaci della provincia di Crotone che hanno aderito all’iniziativa dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) per dire No all’autonomia differenziata si sono recati stamattina alla Prefettura di Crotone. La delegazione era composta dai primi cittadini di: Crotone, Vincenzo Voce; Casabona, Francesco Seminario; Santa Severina, Bruno Cortese; Melissa, Raffaele Falbo; Scandale, Antonio Barberio; San Mauro Marchesato, Carmine Barbuto; con loro il vice sindaco di Belvedere Spinello, Pietro Basile.

I sindaci hanno consegnato il documento a firma della presidente di Ance Calabria, Rosaria Succurro, in cui si evidenziano i possibili rischi per i comuni calabresi e del Sud in genere in merito ai possibili differenze dei livelli delle prestazioni essenziali. In particolare, i sindaci crotonesi presenti hanno evidenziato come senza un’adeguata copertura finanziaria del decreto Calderoli che possa accorciare il gap tra Nord e Sud, si possa verificare un’ulteriore spaccatura nel Paese.

Hanno, poi, sottolineato che tale tipo di battaglia deve essere condivisa da tutti i sindaci del Meridione, al di là delle appartenenze politiche, già in difficoltà nell’assicurare i servizi. Presenti alla manifestazione il segretario provinciale del Pd, Leo Barberio, ed il consigliere comunale e provinciale del Pd, Andrea Devona, venuti a sostegno della protesta dei sindaci. Presenti anche esponenti della Cgil.

Il Prefetto Franca Ferraro ha ricevuto i sindaci ed ha ascoltato le loro istanze, assicurando che il documento consegnato verrà spedito al governo affinchè ne tenga conto. In merito all’incontro con i sindaci la Prefettura di Crotone scrive in una nota: “Al riguardo pur tenendo ad escludere una posizione di aprioristico pregiudizio sul contenuto della riforma hanno auspicato che la dialettica parlamentare in corso possa arricchirne ulteriormente il contenuto. In particolare si sono soffermati sull'importanza di rideterminare i criteri di finanziamento dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) augurandosi la destinazione di specifiche e congrue risorse affinché la modifica costituzionale possa trovare una sostenibile attuazione”.