Espulsi dalla scuola: una seconda chance per i giovani fragili, c’è il progetto Sepopass
Sentieri, ponti e passerelle per il diritto alla crescita e allo studio, in breve SePoPass: un biennio ponte, nuovo e alternativo a quello delle superiori, non finalizzato al rientro a scuola, ma alla soggettivazione del singolo, “per una testa ben fatta”.
La cooperativa sociale Res Omnia di Reggio Calabria, specializzata nella presa in carico di minori, soprattutto in età adolescenziale, fragili e che vivono condizioni di disagio, presenta la Rendicontazione sociale del progetto: “Daremo conto – spiegano dalla stessa coop - di un lavoro certosino rivolto a ragazzi e ragazze, soprattutto del quartiere multiproblematico di Arghillà, con debolissima formazione scolastica di base e capitale sociale molto limitato”.
“Adolescenti - proseguono dalla Res Omnia - che hanno imparato ben poco nei precedenti 15 anni, subendo anche bocciature, accumulando gravi svantaggi nella literacy e con seri problemi a stare fermi e concentrati per più di 20 o 30 minuti. Depotenziati da uno stigma interiorizzato che ne frenava la presa di parola e la capacità di aspirare, con famiglia dal basso capitale professionale e con significative carenze dei ruoli genitoriali”.
La cooperativa vuole quindi proporre un nuovo modello d’intervento di educativa territoriale, in grado di scovare nelle case e nelle stanze i ragazzi di fatto espulsi dalla scuola, per offrire loro una seconda chance, con inserimento in servizi e con doti di risorse personalizzate.
“Avendo già sperimentato - sottolineano - che ragazzi in difficoltà, emarginati, rimasti fuori dal circuito formativo e nel quale non possono e non vogliono più rientrare, possono crescere e recuperare maturazione alla cittadinanza, al protagonismo, alla responsabilità, in setting e con modalità obiettivamente altre dalla scuola”.
La Res Omnia si dice quindi convinta che ci siano diritti all'educazione e alla crescita che possono essere realizzati solo fuori dalla scuola, che garantisce trattamenti indistinti e che tratta bisogni diversi in modo uguale.
Un metodo strutturato intorno l'experiential learning, in cui “la mente che apprende” non è separata dal coinvolgimento del corpo, dagli strumenti e dal contesto sociale in cui si sviluppano le esperienze, non concepisce le competenze come “cose” da trasferire, separate dall'operare, ma come emergenze dal fare visibili nelle performance.
Un dispositivo nuovo, coraggioso, e non privo di rischi, un percorso del tutto innovativo che già affiora in pratiche di alcune città, arricchito da un'indispensabile pedagogia del viaggio.
L’appuntamento è quindi fissato per mercoledì prossimo, 27 marzo, alle 9.30, nella Sala dei Lampadari di Palazzo San Giorgio a Reggio Calabria.