Atti intimidatori ad amministrazioni: la Calabria regione più colpita

Calabria Cronaca

Oltre 5 mila e 300 atti intimidatori, di minaccia e violenza nei confronti di Amministratori locali e personale della Pubblica Amministrazione in 14 anni.

Sono questi i numeri che emergono dal report “Amministratori sotto tiro” (QUI) redatto dell’associazione Avviso Pubblico, ospitata il 17 aprile a Roma nella nuova sede della Federazione nazionale della stampa italiana. Enti locali e Regioni contro mafie e corruzione che censisce da quattordici anni il fenomeno a livello territorio nazionale. 315 quelli censiti nel 2023, un caso ogni 28 ore.

"I dati confermano quantitativamente un fenomeno inaccettabile, che in alcuni luoghi d’Italia ha una pervasività tale da diventare quasi “ordinaria” modalità di relazione con le istituzioni. Atti concreti come violenza fisica, incendi e attentati dinamitardi – non solo lettere minatorie, offese, fake news e ingiurie sui social – si concentrano soprattutto al Centro-Sud", dichiara il presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà.

"Una condizione che si cronicizza, in particolare laddove la presenza criminale è più forte e dove si registrano scioglimenti dei comuni, a dimostrazione di un nesso pericoloso che deve essere oggetto di attenzione da parte del legislatore in vista di una possibile revisione della legge", sottolinea.

Per la prima volta dal 2016, la Calabria è la regione più colpita da atti intimidatori. Sono 51 i casi censiti da Avviso Pubblico sul territorio calabrese (+21% rispetto al 2022), unica delle quattro regioni in cui sono nate le cd. mafie storiche che fa registrare un aumento. Seguono infatti la Campania (39 casi, - 20%), la Sicilia (35 casi, -30%) e la Puglia (32 casi, -33%) che insieme raccolgono il 50% degli atti intimidazione censiti nel 2023 sul territorio nazionale.

"Ogni anno la pubblicazione del report voluto da Avviso Pubblico misura lo stato di pericolo in cui si trovano gli Amministratori in Italia e dallo scorso anno anche in Europa. Oltre al dato quantitativo il report continua ad essere uno strumento necessario che sottolinea la presenza violenta delle mafie che condizionano le attività delle Amministrazioni pubbliche e le numerose altre forme di intimidazione che, anche dopo la pandemia, stanno segnando una nuova dimensione e percezione degli amministratori locali da parte dei cittadini. Dopo diversi anni, purtroppo, la Calabria torna ad essere la prima regione italiana per numero di atti intimidatori e presenta numeri di intimidazioni superiori rispetto all’anno precedente", dichiara il Coordinatore regionale di Avviso Pubblico, Giuseppe Politanò, Vicesindaco del Comune di Polistena.

"Già lo scorso anno denunciavamo che il leggero calo di dati numerici non doveva rassicurare, infatti, il dato di quest’anno continua a generare preoccupazione e a testimoniare che l’attenzione deve rimanere alta per tutelare e salvaguardare l’impegno degli amministratori nella loro funzione pubblica di impegno sociale e politico per le comunità", continua.

"Oggi le mafie intimidiscono e condizionano attraverso nuove e diverse forme di violenza. C’è un mondo di minacce e prepotenza che purtroppo genera paura e preoccupazione negli amministratori pubblici e nelle imprese impegnate nell’esecuzione di lavori pubblici, lo testimoniano le numerose inchieste della Direzione Distrettuale Antimafia", conclude.

LA FOTOGRAFIA DELLA REGIONE

In Calabria sono dunque ed in tutto 51 i casi censiti nel corso del 2023, con un incremento del 21% rispetto al 2022. Nel 47% degli atti censiti lo scorso anno - verificatisi in 31 comuni della regione – le tipologie utilizzate per minacciare amministratori o personale degli Enti locali sono stati l’incendio o il danneggiamento di auto, case, terreni di proprietà, mezzi utilizzati per la raccolta rifiuti o strutture municipali.

Dopo il 2016, anno in cui è stato registrato un picco di 87 atti intimidatori nel singolo anno, il numero di casi censiti è andato diminuendo, fino ad un minimo di 38 registrato nel 2020, salvo poi risalire lievemente nell’ultimo triennio ed assestarsi su una media inferiore ai 50 casi.

Dal 2010 al 2023 gli atti intimidatori censiti da Avviso Pubblico in Calabria sono stati 801, alla media di 57 casi ogni anno. Questo dato pone la regione al secondo posto per numero di minacce registrate nel periodo, dietro la Sicilia (862) e davanti alla Campania (794). Nel periodo sono stati 198 i Comuni calabresi colpiti da atti intimidatori, il 49% del totale presenti nella regione.

I NUMERI DEL COSENTINO

Il 60% dei casi censiti nel 2023 si sono consumati nella provincia di Cosenza, che è anche il territorio calabrese più colpito dal 2010, con 252 casi (2° posto a livello nazionale dopo Napoli). Le altre province della regione si collocano come segue: Reggio Calabria (229 casi in 14 anni, 3° posto a livello nazionale), Catanzaro (113 casi, 13° posto a livello nazionale), Vibo Valentia (111 casi, 14° posto a livello nazionale), Crotone (96 casi, 19° posto a livello nazionale).

Sono 15 Comuni cosentini colpiti dal fenomeno nel 2023, il 10% del totale presenti nella provincia. Di seguito alcuni casi in ordine cronologico: a gennaio viene data alle fiamme l'abitazione estiva del sindaco di Crosia; a febbraio un proiettile di grosso calibro viene posto nella cassetta della posta di un assessore a Casali del Manco; a maggio viene affisso un biglietto anonimo sulla facciata esterna del portone d’ingresso del municipio, con su scritte minacce rivolte al sindaco di Paola; a giugno vengono sparati sette colpi di pistola contro l’attività commerciale per la vendita di prodotti alimentari gestita dal sindaco di San Demetrio Corone; sempre a giugno, a San Giovanni in Fiore, viene appiccato il fuoco all’abitazione di una funzionaria comunale; ad agosto viene aggredito il sindaco di Carolei; a novembre va a fuoco l’auto di una consigliera di Bisignano.

IL CASO DI CORIGLIANO ROSSANO

Il Comune di Corigliano Rossano, istituito nel 2018 dalla fusione di Corigliano Calabro e Rossano, si aggiudica nel 2023 la non invidiabile palma di Comune maggiormente sotto tiro sul territorio nazionale. Numerosissimi i casi registrati nella cronologia di Avviso Pubblico.

Nel mese di febbraio viene colpita Calabria Verde, azienda della regione Calabria che si occupa della cura e della gestione del patrimonio forestale, e dei suoi dipendenti impegnati in lavori di pulizia dei fiumi di Corigliano Rossano: viene rinvenuta su un’autovettura di servizio una bottiglia contenete benzina con relativo innesco.

A giugno l’assessore alle Politiche Ambientali riceve una telefonata dai toni inquietanti e minacciosi nei confronti della sua persona, del sindaco e di altri componenti dell’Amministrazione.

Ad agosto viene emessa una misura cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di un soggetto ritenuto gravemente indiziato di tentata estorsione posta in essere nei confronti di un funzionario comunale al quale era stato intimato, con minacce gravi, di ritirare il provvedimento di decadenza di una concessione demaniale.

Gli atti intimidatori si intensificano in autunno. Tra ottobre e dicembre vanno a fuoco due auto di Ida Gattuso che, prima della fusione tra i comuni di Corigliano e Rossano, aveva ricoperto il ruolo di consigliere e vice presidente del consiglio comunale ausonico. Da una successiva inchiesta emergerà l’estorsione alla famiglia Gattuso da parte di un clan locale.

A novembre tocca alla presidente del Consiglio comunale, alla quale viene incendiata l'automobile dopo essere già stata vittima di altre minacce. Il giorno dopo il sindaco ed un assessore ricevono sui loro profili Instagram dei messaggi in “codice”, emoticons riconducibili a quanto accaduto la notte precedente contro la vettura della collega. Emoticons che richiamano fiamme, auto e mezzi dei vigili del fuoco.

Corigliano Rossano a seguito della fusione è diventato il comune più esteso di tutto il territorio regionale e il terzo per popolazione, con i suoi oltre 70mila abitanti. Tra Corigliano Rossano, Palmi ed Imperia il 6 dicembre 2022i Carabinieri hanno arrestato 9 affiliati alla cosca Barillari, accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di omicidi, ricettazione, detenzione illegale di armi e di sostanze stupefacenti.

L’operazione, disvelando le dinamiche criminali nel territorio di Corigliano-Rossano, “ha delineato uno spaccato allarmante della realtà delinquenziale nei territori di Corigliano e Rossano. Gli investigatori hanno puntato un focus sugli assetti criminali nel settore del narcotraffico e sulle dinamiche di controllo del territorio in cui sono risultati protagonisti una serie di soggetti ritenuti responsabili di una gravissima sequenza di reati”.