Omicidio Ascone: ergastolo per moglie e amante, 24 anni per presunto complice
I giudici della Corte d’assise di Palmi hanno praticamente accolto le richieste avanzate a marzo scorso dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Salvatore Rossello, condannando all’ergastolo i rosarnesi Salvatore Antonio Figliuzzi (di 51 anni) e Ilaria Sturiale (di 31), accusati dell’omicidio di Agostino Ascone, imprenditore agricolo della frazione di Amato di Taurianova, sparito nel dicembre di del 2021 (QUI), e che secondo gli inquirenti sarebbe stato vittima di un caso di lupara bianca.
Oltre due anni in più di quanto richiesto dall’accusa, invece, è stato deciso per un terzo indagato, Giuseppe Trapasso (31 anni), che si ritiene sia stato complice di Rossello e Figliuzzi, a cui sono stati inflitti 24 anni e mezzo di reclusione.
Per la Dda, dunque, i due condannati al carcere a vita, legati sentimentalmente, con l’aiuto di quest’ultimo avrebbero ammazzato l’imprenditore.
Figliuzzi, che in passato è stato condannato per mafia, è considerato legato alla cosca di ‘ndrangheta dei Bellocco di Rosarno, ed era il marito di Maria Concetta Cacciola, la testimone di giustizia morta nel 2011 dopo aver ingerito dell’acido (QUI).
L’ipotesi degli inquirenti è che Ascone possa esser stato attirato in un tranello con la scusa di aiutare Figliuzzi e Trapasso, che avrebbero simulato un guasto all’auto.
Dalla ricostruzione degli ultimi momenti di vita della vittima, effettuati dai carabinieri visionando le immagini della videosorveglianza di un ristorante ed estrapolando i dati del gps montato sulla vettura dell’imprenditore, emerse infatti che la vittima si fosse allontanata proprio con la sua auto insieme a Figliuzzi, dirigendosi verso Rosarno, dove poi scomparve.
Sempre in base all’accusa, Figliuzzi, poi, d’accordo con la moglie di Ascone e con l’aiuto di Trapasso, avrebbe riportato la vettura nei pressi della casa della vittima.
Utili alle indagini si sono rivelate anche le intercettazioni telefoniche e ambientali, come quella in cui venne registrata la presunta minaccia che Sturiale indirizzo alla cognata e ai familiari del marito che le chiedevano spiegazioni sulle versioni contradditorie che sarebbero state fornite agli investigatori relativamente all’ultimo pomeriggio di vita della vittima. Una frase della donna che secondo gli inquirenti non lascerebbe dubbi: “Ti faccio squagliare nell'acido dai rosarnesi”, avrebbe detto alla cognata.
I giudici della Corte d’assise di Palmi hanno praticamente accolto le richieste avanzate a marzo scorso dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Salvatore Rossello, condannando all’ergastolo i rosarnesi Salvatore Antonio Figliuzzi (di 51 anni) e Ilaria Sturiale (di 31), accusati dell’omicidio di Agostino Ascone, imprenditore agricolo della frazione di Amato di Taurianova, sparito nel dicembre di del 2021 (QUI), e che secondo gli inquirenti sarebbe stato vittima di un caso di lupara bianca.
Oltre due anni in più di quanto richiesto dall’accusa, invece, è stato deciso per un terzo indagato, Giuseppe Trapasso (31 anni), che si ritiene sia stato complice di Rossello e Figliuzzi, a cui sono stati inflitti 24 anni e mezzo di reclusione.
Per la Dda, dunque, i due condannati al carcere a vita, legati sentimentalmente, con l’aiuto di quest’ultimo avrebbero ammazzato l’imprenditore.
Figliuzzi, che in passato è stato condannato per mafia, è considerato legato alla cosca di ‘ndrangheta dei Bellocco di Rosarno, ed era il marito di Maria Concetta Cacciola, la testimone di giustizia morta nel 2011 dopo aver ingerito dell’acido (QUI).
L’ipotesi degli inquirenti è che Ascone possa esser stato attirato in un tranello con la scusa di aiutare Figliuzzi e Trapasso, che avrebbero simulato un guasto all’auto.
Dalla ricostruzione degli ultimi momenti di vita della vittima, effettuati dai carabinieri visionando le immagini della videosorveglianza di un ristorante ed estrapolando i dati del gps montato sulla vettura dell’imprenditore, emerse infatti che la vittima si fosse allontanata proprio con la sua auto insieme a Figliuzzi, dirigendosi verso Rosarno, dove poi scomparve.
Sempre in base all’accusa, Figliuzzi, poi, d’accordo con la moglie di Ascone e con l’aiuto di Trapasso, avrebbe riportato la vettura nei pressi della casa della vittima.
Utili alle indagini si sono rivelate anche le intercettazioni telefoniche e ambientali, come quella in cui venne registrata la presunta minaccia che Sturiale indirizzo alla cognata e ai familiari del marito che le chiedevano spiegazioni sulle versioni contradditorie che sarebbero state fornite agli investigatori relativamente all’ultimo pomeriggio di vita della vittima. Una frase della donna che secondo gli inquirenti non lascerebbe dubbi: “Ti faccio squagliare nell'acido dai rosarnesi”, avrebbe detto alla cognata.