Le mensa scolastica costa sempre più, le famiglie calabresi spendono fino a mille euro

Calabria Attualità

La spesa media mensile che affronta una famiglia in Calabria per la mensa nell’anno scolastico in corso è di 93 euro, in aumento di oltre il 26% rispetto agli 85 euro (qualcosa come poco più di 4 euro a pasto) che rappresentano la media nazionale.

Entrando nel merito dei singoli dati provinciali della nostra regione emerge che per quanto riguarda la scuola dell’infanzia e quella primaria siano le famiglie di Cosenza a spendere di più, con un costo annuo che si avvicina ai mille euro, esattamente 990 euro, pari a circa 5,5 euro a pasto.

Seguono poi quelle di Catanzaro (con una spesa annua di 900 euro e un costo a pasto di 5 euro); ed a seguire: Reggio Calabria (862 euro anno, 4,79 euro a pasto); Crotone (810 euro anno, 4,50 euro a pasto); e infine Vibo Valentia (630 euro anno, 3,50 euro a pasto).

Sono i dati che emergono dalla settima indagine effettuata sulle mense scolastiche da Cittadinanzattiva, numeri che segnano un incremento rispetto alla precedente di indagine, quella riferita cioè il precedente anno scolastico, il 2022/23.

Dal report si evidenzia come la regione dove si spenda di più sia la Basilicata (con 109 euro mensili) e la più economica sia la Sardegna (61 euro nell’infanzia e 65 per la primaria), mentre in Calabria il costo medio oscilla, come letto prima, dai 3 euro e 50 a pasto nelle scuole di Vibo ai 5 euro e mezzo di Cosenza.

Cittadinanzattiva calcola un aumento del 3% per quanto riguarda il dato nazionale, ma le variazioni sono molto differenti a livello regionale: in Calabria si registra che si è andati su di oltre il 26%, mentre in regioni come in Umbria c’è stata la riduzione più evidente, di circa il 9%.

A livello di singoli capoluoghi di provincia, sono le famiglie di Barletta a spendere di meno per il singolo pasto (2€ sia per l’infanzia che per la primaria) mentre per l’infanzia si spende di più a Torino (6,60€ a pasto) e per la primaria a Livorno e Trapani (6,40€).

Fra le città metropolitane, soltanto Roma rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia “tipo” di circa 2,32 euro in entrambe le tipologie di scuola.

L’Indagine ha preso in esame le tariffe di tutti i 110 capoluoghi di provincia sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria. La famiglia di riferimento considerata nell’analisi è composta da tre persone (due genitori e un figlio minore), ha un reddito lordo annuo di 44.200 euro, con corrispondente ISEE di 19.900 euro.

Nel calcolo della quota annuale del servizio di ristorazione scolastica si è ipotizzata una frequenza di 20 giorni mensili per un totale di 9 mesi escludendo eventuali quote extra annuali e mensili.

Secondo l’Anagrafe nazionale, un terzo degli edifici scolastici, ossia 13.533 su 40160, sono dotati di locale mensa. La distribuzione però non è omogenea, in quanto nelle regioni del Sud poco più di un edificio su cinque dispone di una mensa scolastica (al Centro è il 41% e al Nord il 43%) e la quota scende al 15,6% in Campania e al 13,7% in Sicilia.

La regione con un numero maggiore di scuole dotate di mensa è la Valle d’Aosta (72%), seguita da Piemonte, Toscana e Liguria dove è presente in 6 edifici su 10. In Puglia, Abruzzo e Lazio sono presenti in un edificio su quattro.

Il PNRR non viene incontro alle esigenze delle scuole del Sud, almeno non nella misura sperata. Su 1052 interventi previsti e 600 milioni di fondi stanziati, il mezzogiorno riceve – da graduatorie di giugno 2023, le ultime disponibili – la metà delle risorse, contro il 58% previsto dal piano originario.