Spaccio, usura e estorsioni: nel comasco comandava la ‘ndrangheta

Calabria Cronaca

Forti della comune appartenenza e della cultura ‘ndranghetista, non si sarebbero fatti scrupoli nell’usare la violenza nei confronti delle vittime di usura che non restituivano i prestiti ricevuti.

Sempre con la forza intimidatrice, con la paura, utilizzando metodi reputati tipicamente mafiosi, avrebbero poi gestito nel comasco il fruttuoso mercato del narcotraffico e controllato le piazze dello spaccio locali.

Sono questi i principali elementi compendiati nella vasta inchiesta portata a termine stamani dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, che ritiene di aver letteralmente sgretolato due organizzazioni criminali che operavano nella provincia lariana (QUI) e di cui avrebbero fatto parte elementi pregiudicati per associazione a delinquere di stampo mafioso e considerati appartenere alla ‘ndrangheta calabrese. Alcuni di loro sono stati infatti condannati nella nota inchiesta “Crimine-Infinto” come affiliati alle locali di Erba e di Canzo.

In venticinque, oggi, si sono così visti raggiungere da un ordine di carcerazione, mentre per altri cinque è stata decisa dal Gip la misura meno afflittiva dei domiciliari.

A tutti e trenta - che vivono tra la Lombardia, il Piemonte e la Calabria - la Dda contesta vario titolo dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, all’usura ed estorsione con l’aggravante mafiosa, ma anche l’autoriciclaggio per aver riutilizzato i proventi dello spaccio nell’acquisto di locali pubblici e per aver finanziato società intestate a dei prestanome.

Inoltre avrebbero percepito indebitamente dei finanziamenti garantiti dal “Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese” del Ministero delle imprese e del made in Italy, ottenuti però presentando della documentazione contabile falsa.

Le indagini, condotte dagli investigatori dello Sco, il Servizio Centrale Operativo di Roma, e della Squadra mobile di Como, avrebbero aperto pertanto uno spaccato su diverse estorsioni ed elargizioni di prestiti usurari a commercianti ed imprenditori della zona ed attivi nei settori del tessile, del calzaturiero e dell’automotive.

IL CONTROLLO DELLA DROGA

L’inchiesta nasce da un’attività della Mobile contro il traffico di droga nel territorio dell’erbese: nella fattispecie tutto è iniziato dall’arresto per detenzione ai fini di spaccio di una donna comasca, nel dicembre 2019.

Da quell’episodio gli investigatori sono riusciti a risalire ad almeno due gruppi che si occupavano dell’acquisto, della detenzione e della cessione di ingenti quantitativi di cocaina, marijuana e hashish.

Il primo sodalizio avrebbe agito in particolare nella zona dell’Erbese, il secondo a cavallo tra le province di Como e di Varese, nell’aerea della cosiddetta “Bassa Comasca”, e sarebbe stato strettamente legato ad ambienti criminali contigui alla ‘ndrangheta rosarnese.

I REATI ECONOMICO FINANZIARI

Durante l’indagine, poi, sono stati accertati anche svariati reati di tipo economico-finanziario, perpetrati dalla base operativa del sodalizio operante nella Bassa Comasca, ovvero un distributore di carburante a Cislago (in provincia di Varese).

L’ipotesi è che indagati, tramite diverse società di comodo, intestate a prestanome e prive di operatività, avrebbero emesso delle fatture fittizie.

Una di queste aziende sarebbe stata usata per ottenere un mutuo da circa 700mila euro garantito dal fondo di garanzia per le PMI istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico.

I SEQUESTRI PREVENTIVI

Le investigazioni hanno portato anche all’emissione di un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, già convalidato dal Gip del Tribunale di Milano durante l’attività d’indagine, e al sequestro di 690mila euro in contanti che sono stati trovati in un doppiofondo creato ad arte su un veicolo in uso al sodalizio.

“LE COSCHE RADICATE DA ANNI”

“L'indagine, svolta soprattutto grazie alle intercettazioni - ha affermato durante la conferenza di presentazione del blitz il Direttore del Servizio Centrale Operativo Vincenzo Nicolì - ha evidenziato ancora una volta che il traffico degli stupefacenti costituisce non solo uno dei modi principali con cui le organizzazioni criminali accumulano enormi ricchezze ma anche un consolidato strumento per imporsi nei territori di riferimento”.

“Dall'inchiesta - ha poi aggiunto - emerge che l'egemonia nel traffico di stupefacenti e una diffusa attività di usura sono state agevolate non solo dalla disponibilità di armi da parte dei vertici ma anche da sistematiche minacce che facevano riferimento alla contiguità di alcuni degli indagati a pericolose cosche della 'ndrangheta, da tempo radicate nel comasco”.