Traffico di droga tra Lombardia, Calabria e Puglia: sgominata “locale” di ‘ndrangheta
28 soggetti (tutti italiani tranne uno che è cittadino albanese) sono coinvolti nell’operazione “Crociata”, condotta stamani dai carabinieri del Comando provinciale di Milano ed eseguita dai militari non solo del capoluogo lombardo, ma anche dai colleghi della Brianza, di Bari e, in Calabria, di Crotone e Reggio Calabria.
Tutti sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, usura, estorsione e rapine.
Secondo gli investigatori sarebbe stata smantellata una “locale” di ‘ndrangheta, quella di Mariano Comense, le cui attività spaziavano appunto dal traffico internazionale di droga, all'usura, all'estorsione ed alle rapine. Due componenti della gang sono al momento ricercati.
L’INDAGINE è stata avviata addirittura tre anni fa, nel gennaio 2013, e ha già portato all'arresto in flagranza di nove pregiudicati oltre che al sequestro di circa 200 chili di stupefacenti. Condotta dal Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Monza, rappresenta la prosecuzione dell'indagine "Infinito". I provvedimenti di oggi, hanno praticamente smantellato la cosca di Mariano, il cui anziano capo, l’81enne Salvatore Muscatello, attualmente detenuto nel carcere di Opera (Milano), è indicato da un collaboratore di giustizia come il capo "Crimine" de "La Lombardia", la struttura sovra ordinata di raccordo delle almeno 16 “Locali” presenti nella Regione.
Disvelati inoltre i flussi di approvvigionamento degli stupefacenti che, insieme alle estorsioni e all’usura, finanziavano la cosca.
Gli investigatori, poi, ritengono di aver acquisito, nei confronti di 11 fra gli arrestati, elementi probatori “incontrovertibili in ordine alla loro affiliazione alla ‘ndrangheta”. Si sarebbero ricostruite le dinamiche criminali proprie della “locale” di Mariano Comense che, impegnata nel traffico internazionale della droga destinata ai mercati lombardi, calabresi e pugliesi, realizzava altri profitti sottoponendo ad estorsione i commercianti del territorio, non disdegnando - come dicevamo - anche l’usura e le rapine.
Oltre alle normali “attività”dei consociati, sarebbe anche emerso nel corso delle investigazione il disaccordo tra la figura del capo e quella di un affiliato che rivendicava per sé un ruolo di maggiore preminenza all’interno della struttura. La questione è stata oggetto di numerose “discussioni” fino ad essere portata all’attenzione dei vertici criminali in Calabria.
La misura cautelare in carcere, eseguita stamani nei confronti di 26 degli indagati, è stata emessa dal gip del Tribunale di Milano, Andrea Ghinetti, su richiesta di Alessandra Dolci e Marcello Tatangelo della Dda lombarda (Direzione distrettuale antimafia).
(Aggiornata alle 15:50)