‘Ndrangheta, arrestati a Milano 8 imprenditore del settore rifiuti
Otto imprenditori lombardi sono stati arrestati per traffico illecito di rifiuti, nell'ambito di un'indagine 'costola' di 'Infinito', la maxi-operazione contro le penetrazioni della 'ndrangheta in Regione. Gli arresti sono stati eseguiti dall'alba di stamane dai carabinieri del nucleo operativo ecologico e del comando provinciale di Milano. Altre venti persone sono state denunciate, mentre si sta procedendo al sequestro di due aziende.
LE INDAGINI, coordinate dal sostituto procuratore distrettuale anti-mafia, Alessandra Dolci, avrebbero"dimostrato la contiguità tra l'imprenditoria locale e appartenenti a famiglie calabresi legate alla 'ndrangheta", si legge in una nota diffusa dai carabinieri. In particolare, gli imprenditori lombardi, tutti operanti nel settore del 'movimento terra' e aggiudicatari di diversi appalti in cantieri di Milano e dell'hinterland, utilizzavano il sistema del 'giro bolla' per smaltire illecitamente tonnellate di rifiuti in due cave situate in provincia di Lodi e di Novara.
"Nel corso dell'operazione si sta procedendo al sequestro di due aziende di trasporto - si precisa -, due impianti di trattamento rifiuti e di 30 automezzi utilizzati per il trasporto delle terre inquinate". Maggiori dettagli in una conferenza stampa alle 12 (sala stampa del comando provinciale carabinieri di Milano, in via della Moscova 19). (Agi)
h 15:44 | L'indagine che ha portato ad 8 arresti del Noe per traffico di rifiuti è nata da una costola dell'operazione anti-'ndrangheta "Infinito" e il meccanismo utilizzato per il reato è simile ad altri adoperati in casi analoghi: Stefano Lazzari e Orlando Liati, lombardi, 57 e 62 anni, si aggiudicavano i subappalti per lo smaltimento dei rifiuti di importanti cantieri come quello del Carrefour di Assago con la LL, impresa di loro proprietà, ma in accordo con i titolari degli impianti di San Rocco Al Porto (Lodi) e Romentino (Novara) facevano figurare sui documenti operazioni di trattamento mai avvenute nella realtà.
I camion della società, affidati a "padroncini" di origine calabrese in contatto con le cosche, scaricavano nelle cave migliaia di tonnellate di rifiuti non stoccati, assicurando profitti illeciti fino a un milione di euro. Liati, in particolare, era da tempo sotto osservazione dei carabinieri per i suoi rapporti di amicizia con Pasquale Barbaro, il boss della 'ndrangheta morto nel 2007, e la Dia di Milano aveva disposto nei suoi confronti una misura interdittiva, poi revocata dal TAR. Secondo i carabinieri, Lazzari e Liati si sono aggiudicati alcuni appalti nei cantieri Brebemi ed Expo attraverso altre società da loro controllate e la pericolosità di Liati viene confermata anche dai suoi contatti con uomini delle istituzioni che - come riporta l'ordinanza - lo avevano avvertito delle intercettazioni a suo carico.
Insieme a Lazzari e Liati, finiti in carcere, i carabinieri hanno disposto anche gli arresti domiciliari per i fratelli Giuseppe e Antonio Carpineto e per il figlio di quest'ultimo, Angelo, tutti titolari della cava di San Rocco, oltre che per i responsabili della cava di Romentino, i fratelli Diego e Mauro Spinelli, insieme al custode Francesco Giugni. Le aziende sono state sequestrate con 29 mezzi, per un valore totale di tre milioni e mezzo di euro, e altre venti persone tra autisti e "padroncini" sono state deferite in stato di libertà.