Omicidi, droga, armi e sport: il reticolo della locale di ‘ndrangheta che controllava l’Astigiano

Calabria Cronaca

Omicidi, rapine, estorsioni, furti, ma anche traffico di stupefacenti e di armi. E poi l’infiltrazione e l’acquisizione, sia diretta che indiretta, in diverse attivitàeconomiche che operano nell’edilizia e nell’agricolo-commerciale. Finanche squadre di calcio.

Un reticolo di interessi che aveva il suo epicentro ad Asti, nel sud del Piemonte, zona ritenuta fino ad ora quasi scevra da possibili condizionamenti mafiosi, ma che oggi si scopre al centro operativo di una locale della ‘ndrangheta calabrese.

A decretarne questo ruolo l’indagine - coordinata della Dda di Torino, in particolare dai magistrati Paolo Cappelli e Stefano Castellani - che stamani ha fatto scattareun’imponente operazione, chiamata “Barbarossa” (LEGGI).

Trecento carabinieri del comando provinciale astigiano sono entrati in azione eseguendo una trentina di ordinanze di custodia cautelare in carcere (esattamente 26) con le accuse di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alla sequela di reati accennati all’inizio.

Nel complesso, però, sono ben 58 le persone indagate, tra cui vi sono anche commercianti, imprenditori, artigiani e liberi professionisti. Effettuate infine 78 perquisizioni domiciliari.

L’indagine è partita nel maggio del 2015 ed ha interessato svariate province: Asti, Cuneo e marginalmente quelle di Alessandria, Torino, Milano, Savona.

In particolare i territori finiti sotto la lente sono quelli dei Asti, Costigliole D’Asti, Agliano Terme, Castelnuovo Don Bosco, Castagnito, Canelli, Isola D’asti, Mombercelli, Calosso e Alba.

Gli investigatori avrebbero così delineato la struttura organizzativa e i presunti appartenenti, nei diversi ruoli, ad una nuova locale di ‘ndrangheta costituita nella provincia piemontese.

Nell’inchiesta coinvolte anche le due province di Catanzaro e Vibo Valentia - interessando i comuni di Lamezia Terme e Vibo in particolare), e svelando anche gli strettirapporti di reciproca assistenza che sarebbero esistiti tra gli esponenti ‘ndranghetisti delle province calabresi di origine e dell’articolazione dell’associazione piemontese.

Insomma una sodalizio criminale che avrebbe esercitato il suo controllo sul territorio attraverso l’infiltrazione, tra Asti e Alba, in due aziende locali, una di calcestruzzi e un’altra agricola ed ingrosso di frutta, ma – sostengono gli inquirenti - anche tramite quattro società sportive: l’Asti Calcio, la Pro Asti Sandamianese, l’Us Costigliole Calcio e la Motta Piccola California.