Operazione Barbarossa, chiesti 20 anni di reclusione per il boss di Asti
Venti anni di reclusione. È la richiesta formulata oggi dai sostituti procuratori di Torino, Paolo Cappelli e Stefano Castellani, al termine della requisitoria del processo che si sta svolgendo con rito abbreviato davanti al gup del Tribunale di Torino Stefano Sala, nei confronti di 17 persone, 13 delle quali accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Gli imputati sono stati indagati nell’ambito dell’operazione Barbarossa (LEGGI). Nei confronti del presunto boss, Rocco Zangrà, i Pm hanno chiesto una condanna a venti anni di reclusione.
Lievemente più bassa la pena richiesta per Michele Stambè: 18 anni e otto mesi. Quest’ultimo è originario di Sant’Angelo di Gerocarne, nel Vibonese.
Sono tuttavia inferiori le pene nei confronti di altri quattro imputati accusati di alcuni episodi minori.
La sentenza, ora, è attesa per la seconda metà del 2019. Altri indagati affronteranno il dibattimento al Tribunale di Asti.
Le amministrazioni comunali di entrambe le città interessate dal blitz hanno chiesto mezzo milione di euro di risarcimento ai presunti appartenenti alla locale ‘Ndrangheta insediata nei loro territori.
Una richiesta formulata dall’avvocato di parte civile, Giulio Calosso, nel suo intervento in aula oggi, dove si sta celebrando il rito abbreviato.
Il legale ha avanza istanza per un risarcimento per il danno d’immagine al territorio e per la lesione alla sicurezza pubblica.
L’avvocato Calosso ha quindi chiesto al gup Stefano Sala (del Tribunale di Torino) che gli imputati siano condannati a pagare 200mila euro per il Comune di Asti e 300mila per quello di Costigliole.