Processo Barbarossa, piovono condanne per i presunti boss di Asti

Calabria Cronaca

Condanna per tutti i 17 imputati nel processo scaturito dall’operazione Barbarossa (QUI). Questa la decisione del tribunale di Torino che ha inflitto le pene in primo grado ai presunti esponenti delle locali della ‘ndrangheta attive tra Costigliole d'Asti, Asti e Alba. Tredici le condanne per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Il processo, che si è svolto a porte chiuse e con rito abbreviato, è terminato con pene fino a 20 anni di reclusione, che confermano le richieste dei pm Paolo Cappelli e Stefano Castellani della Dda del capoluogo piemontese e che in aula erano affiancati dal procuratore aggiunto Annamaria Loreto.

LE PENE INFLITTE

La pena più alta è stata per Michele Stambè, di 20 anni appunto; e poi: 14 gli anni i 8 mesi per Luca Scrima; 12 anni e 8 mesi per il presunto boss albese Rocco Zangrà; 11 anni e 10 mesi per Salvatore Stambè; 11 anni e 4 mesi per Bruno Agostino; 11 anni per Salvatore Carè; 10 per Giuseppe Emma e per Vincenzo Emma; 9 anni e 8 mesi per Adriano Emma; 9 anni e 4 mesi per Giuseppe e Ferdinando Catarisano; 9 anni per Daniele Stambè; 9 anni e tre mesi per Gianfranco Guzzetta; per Agim Lena 5 anni; 3 anni per Salvino Gamuzza, 2 anni e 2 mesi a Massimo Marchiori e 1 anno e 4 mesi a Massimo Pugliese.

I Comuni di Costigliole d'Asti e Asti, che si erano costituiti parte civile, hanno poi ottenuto un risarcimento totale di 350mila euro, di cui 250mila sono andati a Costigliole, 100mila ad Asti. Altri nove imputati, invece, sono ancora sotto processo, dal momento che hanno scelto il rito ordinario.

L’INCHIESTA

L’operazione Barbarossa scattò nel maggio del 2018 portando ad una trentina arresti in carcere mentre una sessantina erano stati invece gli indagati, tra cui vi sono anche commercianti, imprenditori, artigiani e liberi professionisti (QUI).

Gli inquirenti ritennero di aver fatto luce una omicidi, rapine, estorsioni, furti, traffico di stupefacenti e di armi e anche sull’infiltrazione e l’acquisizione in diverse attività attive nell’edilizia, nell’agricolo-commerciale, anche in squadre di calcio.

Un reticolo di interessi che avrebbe avuto il suo epicentro ad Asti, che si scoprì centro operativo di una locale della ‘ndrangheta calabrese.