Falsi crediti fiscali, maxi frode da 300milioni: sequestri dal Piemonte alla Calabria

Reggio Calabria Cronaca

Crediti fiscali per un valore di oltre 300 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Asti, che ha in pratica bloccato i relativi cassetti fiscali presenti sulla piattaforma dell’Agenzia delle Entrate.

Si tratta dell’esito di articolate indagini - eseguite dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria del capoluogo piemontese - che hanno portato in pochi mesi a fare luce su quella che gli investigatori definiscono come una “intricata trama” su una ingente frode ai danni dello Stato che si sospetta messa in piedi da sei persone attive tra Lazio, Lombardia, Campania e Calabria, e più precisamente nelle province di Milano, Roma, Avellino e Reggio Calabria.

L’ipotesi è che gli indagati abbiano costituito, intermediato e in parte ceduto una rilevantissima quantità di crediti fiscali, risultati però inesistenti.

Le fiamme gialle ritengono anche di aver scoperto oltre 270 società cartiere astigiane, cioè delle partite Iva intestate a ditte e società esistenti solo cartolarmente.

Quest’ultime, che avrebbero generato i crediti incriminati, appunto per oltre 300 milioni, avrebbero consentito ai presunti “attori” della truffa di farne acquistare una buona parte - dietro pagamento di compenso – ad ottanta società “clienti”, che se ne sarebbero avvalse per compensare i loro debiti tributari.

Si tratta di imprese, quest’ultime effettivamente esistenti, sparse sul territorio nazionale e non coinvolte nelle indagini e ritenute del tutto ignare della truffa sui crediti che hanno acquistato, ma che potrebbero comunque subirne un danno, per l’impossibilità di ottenere la compensazione fiscale, visto gli esiti degli accertamenti della Guardia di Finanza.

Le indagini - che hanno dovuto superare le barriere frapposte dagli indagati che comunicavano tra loro prevalentemente tramite della chat criptate – avrebbero portato alla luce il tentativo fraudolento di mettere in circolazione crediti fiscali inesistenti relativi a interventi edilizi che non sarebbero mai stati effettuati e solo contabilmente simulati, per un valore di quasi 32 milioni di euro.

Inoltre, avrebbero consentito rimborsi Iva non dovuti per circa 235 milioni; di ottenere falsi interventi per il mezzogiorno per altri 1,8 milioni; e fittizi aumenti di capitale (ACE) per ottenere aiuti alla crescita economica per oltre 37milioni.

LA TRUFFA SUGLI ACE

Gli investigatori ritengono poi di particolare interesse la scoperta di un presunto sistema di frode riguardante la costituzione illecita di crediti d’imposta denominati Ace (ovvero Aiuti alla Crescita Economica).

La norma, che non è più in vigore, prevedeva per il contribuente la possibilità di beneficiare di un credito d’imposta calcolato sul 15% dell’aumento del capitale sociale per anno di riferimento, applicando su questo ammontare l’aliquota Ires del 24%.

Sarebbe stato accertato che gli indagati abbiano utilizzato oltre 230 intestatari di partita Iva considerati compiacenti, risultati privi di struttura economica e per lo più completamente sconosciuti al fisco, cioè degli evasori totali.

Questi, esistenti solo sulla carta, avrebbero dichiarato solo formalmente un aumento del capitale sociale, allo scopo appunto di poter costituire il beneficio fiscale.

Questi crediti d’imposta, in un ristretto arco temporale, due giorni al massimo, sarebbero stati poi oggetto di diverse cessioni e trasferimenti in cassetti fiscali riferibili a più soggetti o società; in alcuni casi lo stesso credito sarebbe stato scambiato tra 34 diversi soggetti; ciò in modo da rendere impossibile tracciare e collegare tali movimenti per risalire al soggetto economico generante e, conseguentemente, risalire all’ultimo, quello che ha infine proceduto alla sua compensazione indebita.

Per aggirare i controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate, i crediti così costituiti fittiziamente, per ciascun soggetto, non superavano mai la soglia dei 150.000 mila euro.

L’OPERAZIONE

L’operazione, chiamata in codice Ghost Ace, è stata condotta dagli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Asti, ambito operazione Ghost Ace, sotto la guida della Procura della Repubblica locale e in collaborazione con i colleghi di altri reparti del Corpo. Il sequestro preventivo impeditivo è stato disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale del capoluogo piemontese