Depurazione nel catanzarese sotto “esame”, scovate diverse irregolarità
Non si fermano i controlli a tutela dell'ambiente dei Carabinieri del comando provinciale di Catanzaro, che assieme al nucleo forestale ed al nucleo ispettorato del lavoro, hanno svolto dei servizi in materia sia sul versante tirrenico che su quello jonico.
A Lamezia Terme, così, è stato sequestrato un tratto di canalone industriale pavimentato in cemento, che dalla zona di San Pietro Lametino - dove è ubicato un impianto di depurazione - si immette alla foce del fiume Turrina, sboccando di fatto direttamente nel golfo di Sant'Eufemia.
Un sequestro necessario dopo i dati evidenziati dall'Arpacal, che hanno fatto emergere elevate concentrazioni di escherichia coli ed azoto ammoniacale: ulteriori analisi saranno svolte nei prossimi giorni.
Situazione simile nell'alto jonio catanzarese, dove è stato controllato un altro impianto di depurazione per via di diverse violazioni sulla sicurezza sul lavoro - come la mancata protezione delle aperture dei pozzetti, o la presenza di cavi elettrici alimentati sul pavimento - che è costata una sanzione da 3 mila euro al titolare della ditta impegnata nei lavori.
Anche nel reventino sono stati controllati due depuratori, risultati privi di autorizzazione allo scarico delle acque. Uno dei due, tra l'altro, avrebbe scaricato direttamente sul nudo suolo.
Infine, nel soveratese, il titolare di un'officina avrebbe occupato un'area di circa 80 metri quadri con rifiuti speciali e pericolosi derivati dalla sua attività, senza però alcuna autorizzazione. Oltre alla sanzione di più di 5 mila euro è stata disposta la chiusura temporanea dell'attività.
Depurazione nel catanzarese sotto “esame”, scovate diverse irregolarità