Così la ‘ndrina di Casabona condizionava imprenditoria e politica, arrestati sindaco e assessore

Crotone Cronaca

Una cosca di ‘ndrangheta, riconducibile a esponenti della famiglia Tallarico di Casabona, che sarebbe stata in contatto con capi e sodali dei clan dei vicini territori di Rocca di Neto, Petilia Policastro, Cirò, Cirò Marina e della frazione Papanice di Crotone.

Rapporti che avrebbero avuto lo scopo di mantenere, nell’area di competenza, gli affari connessi allo spaccio di stupefacenti e ad altre attività criminali in grado di assicurare importanti risorse economiche, anche necessarie per alimentare la cosiddetta “bacinella”, dedicata, tra l’altro, a soddisfare i bisogni degli appartenenti alla cosca, così come dei detenuti e delle loro famiglie.

È quanto emerge dall’inchiesta Nemesis (QUI) che stamani ha fatto scattare le manette ai polsi di dieci persone (otto in carcere e due ai domiciliari), accusate a vario di titolo di associazione a delinquere, scambio elettorale, concorso esterno, ma anche furto aggravato: il tutto con modalità mafiose.

La complessa e impegnativa attività investigativa, eseguita dai carabinieri sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, ha interessato un arco temporale ampio e si è sviluppata prevalentemente attraverso intercettazioni, oltre che con riscontri connessi allo sviluppo delle attività di osservazione e pedinamento.

Gli esiti hanno portato gli inquirenti, dunque, a delineare l’attuale operatività della ‘ndrina di Casabona e di rilevare i suoi interessi criminali anche in seno alla realtà politica e imprenditoriale del territorio.

L’indagine, poi, metterebbe in luce le modalità operative della cosca per proteggere le proprie attività illecite da possibili controlli da parte delle Forze dell’Ordine; per tutelare i propri interessi avrebbe anche controllato e condizionato la vendita all’asta di beni collocati sul territorio di propria influenza.

Tra gli arrestati, finiti oggi in carcere, spicca difatti il nome del primo cittadino di Casabona, Francesco Seminario (54 anni), e di un suo assessore, Anselmo De Giacomo (40 anni), che è stato invece sottoposto ai domiciliari.

Gli investigatori sostengono infatti vi fosse uno stretto legame tra il capo del clan e l’attuale primo cittadino, che secondo l’ipotesi accusatoria, prima della tornata elettorale dell’ottobre del 2021, avrebbe reperito un cospicuo bacino di voti, tramite i Talarico e i suoi affiliati, che gli avrebbero consentito di raggiungere l’obiettivo, prefissato.

A fronte dei voti ricevuti avrebbe promesso benefici, tra cui l’assegnazione di alcune commesse comunali per dei lavori edilizi e altre utilità, di prossima realizzazione.

L’ipotesi della Dda è che Seminario si sia avvalso di altri appartenenti all’Amministrazione Comunale, tra cui l’assessore De Giacomo, per favorire gli interessi degli esponenti del clan, in particolare, tanto con riguardo alla attività imprenditoriale edile riconducibile alla stessa cosca, quanto con riguardo ai vantaggi nell’indebito godimenti di beni pubblici e ad aree destinate a piano per insediamenti industriali, e relativamente ad assunzioni e lo svolgimento di attività lavorative.

In concomitanza con l’esecuzione delle misure cautelari sono state effettuate perquisizioni personali e domiciliari.