Vibo. Reflui nelle fogne e benzene nell’aria: sigilli a maxi deposito petrolifero
Un deposito costiero, della dimensione di quasi 27 mila metri quadrati all’interno del porto di Vibo Marina, è stato sequestrato dal Nucleo Operativo di Polizia Ambientale della Capitaneria di porto-Guardia Costiera del capoluogo napitino, nell’ambito di un’articolata indagine delegata dalla Procura della Repubblica locale.
Alla società proprietaria dell’impianto, la cui attività prevalente consiste nello stoccaggio e nelle movimentazione dei prodotti petroliferi liquidi finiti, si contesta di aver scaricato acque reflue industriali in una condotta fognaria, superando i valori limite fissati dal Testo Unico Ambientale per alcuni dei parametri, tra cui quelli dell’azoto nitroso, dei tensioattivi totali, del ferro e degli idrocarburi totali.
Inoltre, e sempre secondo i militari, l’azienda avrebbe esercitato la propria attività produttiva senza l’autorizzazione alle emissioni in atmosfera, provvedimento che richiede l’Autorizzazione Unica Ambientale.
Nel contesto della stessa indagine, per eseguire una verifica sulle emissioni in atmosfera prodotte dagli impianti in uso nel deposito costiero, è stato effettuato un monitoraggio sulla qualità dell’aria con l’ausilio tecnico dell’Arpacal del dipartimento vibonese, al termine del quale si sono rilevati dei valori anomali di benzene in atmosfera, “costituendo ciò un potenziale pericolo per la salute dei lavoratori del sito produttivo”, sostengono dalla Guardia Costiera.
Infine, considerata la capienza totale dei serbatoi usato per lo stoccaggio del prodotto petrolifero, si è appurato che lo stabilimento non fosse in possesso delle verifiche preliminari di assoggettabilità dei progetti degli impianti alla valutazione di impatto ambientale dell’Autorità Competente.
Per questa violazione è stato elevato un verbale di accertamento la cui irrogazione della sanzione amministrativa - che può variare da 35 mila sino a 100 mila euro - è di competenza della Regione Calabria.