Inchiesta Piccoli Passi, dopo sei gradi assolto il custode della droga del clan
La Corte di Appello di Catanzaro ha assolto un 40enne rossanese, V.P., accusato di essere il “custode” dello stupefacente del clan Acri-Morfò, attiva nel territorio di Rossano, popoloso comune sullo ionio cosentino, nell’ambito del procedimento scaturito dall’operazione “Piccoli passi” (QUI).
All’uomo si contestava, appunto, di custodire la droga che poi avrebbe ceduto, per conto dell’organizzazione che a sua volta trafficava cocaina, eroina, marijuana e hashish.
Un’attività che allora fu “fotografata” dagli inquirenti grazie ad intercettazioni telefoniche ed ambientali, che identificarono proprio con Rossano e i comuni limitrofi l’area di influenza del clan, che si sarebbe approvvigionato anche in Francia. Secondo l’accusa il gruppo avrebbe commerciato diverse quantità di stupefacenti utilizzando al telefono un linguaggio codificato.
Insieme ad altri imputati, il 40enne era finito in carcere, su ordine del Gip del Tribunale di Catanzaro, il 17 ottobre 2016 (QUI), poiché gravemente indiziato dei reati di associazione finalizzata al traffico illecito di droga, con la contestazione dell’aggravante della ingente quantità e di numerosissimi reati fine.
Da qui un susseguirsi di sentenze. La pronuncia di primo grado, emessa dal Gup di Catanzaro nel dicembre 2017 a seguito del giudizio abbreviato, lo aveva condannato ad 8 anni di reclusione; condanna poi ridotta a poco meno di 4 anni e mezzo dalla Corte di Appello del capoluogo di regione.
Quest’ultima sentenza era stata impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione che, su espressa richiesta della difesa, l’aveva annullata disponendo un nuovo giudizio davanti una diversa sezione della Corte di Appello che, pronunciandosi a seguito del rinvio, aveva emesso però assolto il 40enne rossanese.
Quest’ultima decisione era stata impugnata dalla Procura Generale di Catanzaro, con un ricorso accolto dagli Ermellini che avevano annullato l’assoluzione disponendo un ulteriore rinvio ancora in Appello.
Da qui la celebrazione del nuovo grado di giudizio durante il quale è stato sentito un collaboratore di giustizia ritenuto al vertice dell’organizzazione criminale. All’esito l’accusa ha chiesto la condanna dell’uomo mentre la Corte di Appello, accogliendo totalmente le richieste avanzate dal suo legale, l’avvocato Francesco Nicoletti, ha emesso una sentenza di assoluzione.