Nel furgone con oltre 160 chili di marijuana: nuove valutazioni sulle aggravanti

Reggio Calabria Cronaca

Più di 160 chili di marijuana possono definirsi una "ingente quantità" di droga? È la domanda che deve essersi posta la Corte di Cassazione nei giorni scorsi, quando si è espressa sul caso di Raffaele Demasi, arrestato in flagranza di reato quasi 10 anni fa dai Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro.

L'uomo, infatti, venne sorpreso allora mentre guidava un furgone carico di sacchi di marijuana (161 chili per la precisione) a Laureana di Borrello, in località Monsoreto. Un tuffo nel passato che ci riporta all'8 ottobre del 2015 (LEGGI), quando l'indagato venne arrestato dopo un breve inseguimento.

Un successivo pronunciamento del gup del Tribunale di Palmi lo aveva poi condannato a 4 anni di reclusione, riconoscendo l'aggravante dell'ingente quantitativo. Circostanza confermata anche dalla Corte d'Appello di Reggio Calabria, che aveva però ridotto la reclusione a 3 anni.

Tuttavia, nei mesi scorsi, il ricorso presentato dal legale difensore del Demasi - l'avvocato Davide Vigna - ha permesso di riconoscere dei criteri di illogicità attribuiti al calcolo del principio attivo riconducibile alla sostanza sequestrata.

Circostanza che ha fatto propendere la Cassazione nell'annullare la sentenza della Corte d'Appello al fine di ridiscutere sulla necessità o meno di disporre l'aggravante.