Operazione della Dia di Brescia: il clan Sarno ritenuto vicino alla cosca Arena
Il Centro Operativo Dia di Brescia, ha eseguito un fermo di indiziato di delitto, - emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia locale - nei confronti di tre persone, due delle quali accusate a vario titolo di tentato omicidio e di detenzione e porto di armi alterate.
L’indagine trae origine dall’incendio, avvenuto nel gennaio 2022 a Brescia, di un’autovettura in uso ad un ex collaboratore di giustizia di origini campane, da tempo residente nel capoluogo della Leonessa.
Considerati i trascorsi delinquenziali di quest'ultimo e la sua passata appartenenza a contesti di criminalità organizzata campana, sono stati effettuati ulteriori accertamenti, finalizzati a comprendere il movente del danneggiamento del veicolo, presumibilmente intimidatorio.
Le investigazioni hanno fatto luce, in realtà, sull’esistenza di un vero e proprio progetto omicidiario, progettato contro l’ex collaboratore di giustizia, ideato e organizzato da vari appartenenti a un gruppo criminale capeggiato da un altro pentito, a suo tempo figura apicale del clan Sarno di Ponticelli (un quartiere di Napoli), tuttora sottoposto a programma di protezione, tra i destinatari del provvedimento di fermo di oggi.
Nello stesso contesto operativo, la Dia lombarda, con la collaborazione dei Centri Operativi di Torino, Genova, Bologna, Napoli e Catanzaro, oltre al triplice fermo, ha eseguito sei decreti di perquisizione nei confronti di altrettanti indagati alla ricerca di armi e stupefacenti.
In precedenza, durante le indagini, erano stati effettuati altri tre arresti, tra i quali quello di un terzo, ex collaboratore di giustizia, colto negli attimi immediatamente successivi all’acquisto di un fucile di precisione Remington 700, calibro 308, completo di ottica e munizioni, reperito sul mercato delle armi rubate, si ritiene con l’intento di utilizzarlo per commettere un omicidio, che - se non sventato - avrebbe potuto innescare una faida.
Anche ai restanti due arresti in flagranza si era proceduto per detenzione e porto di arma da sparo in luogo pubblico e, nello specifico, di due pistole Beretta, rispettivamente una calibro 22 short e una 6.35, col relativo munizionamento e con le matricole abrase.
Le investigazioni hanno inoltre evidenziato i contatti del gruppo criminale campano con alcuni esponenti ritenuti vicino alla cosca ‘ndranghetista Arena di Isola Capo Rizzuto, nel crotonese.
L'operazione ha interessato le provincie di Asti, Mantova, Genova, Reggio Emilia, Massa Carrara, Napoli, Caserta e quella pitagorica.