Un altro primato negativo per la Calabria: maglia nera per lavoro irregolare

Calabria Cronaca

Legalità e sicurezza sono condizioni imprescindibili per la crescita economica, in particolare per le micro e piccole imprese.

Con particolare riferimento alla dinamica dei reati che colpiscono le attività commerciali all’esposizione di contraffazione e abusivismo, nel contesto della turbolenta primavera 2025, quest'ultimi sono stati esaminati nel report La sicurezza, un asset per le imprese in una congiuntura dominata dall’incertezza” che l’Ufficio Studi di Confartigianato ha presentato, a Terni, lo scorso 28 aprile, nel corso del convegno sui fattori di crescita dei territori.

I dati illustrati fotografano un’Italia a diverse velocità, ma mettono in luce alcune criticità che in Calabria assumono carattere strutturale.

Tra le regioni italiane, infatti, detiene il tasso più alto di irregolarità dell’occupazione: il 17% dei lavoratori risulta non regolare, contro una media nazionale dell’11,3%. Si tratta del dato peggiore del Belpaese, seguito da Campania (14,2%) e Sicilia (13,7%). Una condizione che determina non solo concorrenza sleale, ma anche gravi ripercussioni sul welfare e sulla sicurezza dei lavoratori.

Tra contraffazione e abusivismo

La nostra regione soffre fortemente anche per la diffusione di fenomeni come contraffazione e abusivismo, che penalizzano in particolare i settori artigiani più esposti come edilizia, moda, benessere, manutenzione e riparazione. In questi comparti, tre imprese su quattro sono artigiane, molte delle quali vulnerabili alla concorrenza sleale a causa di controlli insufficienti e contesto economico fragile.

Il rischio infiltrazioni mafiose

Il report segnala inoltre che la Calabria è tra le regioni a più alto rischio di infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale. Secondo la “Mappatura Uif” (Unità di Informazione Finanziaria di Banca d’Italia), la presenza di imprese potenzialmente collegate a contesti mafiosi resta significativa, soprattutto nei settori del movimento terra, rifiuti, logistica e costruzioni.

Altro elemento critico è rappresentato dalla lentezza della giustizia civile. Il tempo medio di definizione di un procedimento civile è tra i più elevati del Paese, condizione che disincentiva gli investimenti e ostacola l’affermazione di un’economia basata sulla certezza del diritto.

Nel 2023, i crimini che interessano l’attività d’impresa denunciati dalle Forze di polizia all’Autorità giudiziaria, sono saliti del 4,3% e di questi oltre un terzo del totale sono dati dalla somma di truffe e frodi informatiche e dei delitti informatici, che sono tornati a salire dopo il calo registrato nel 2022.

I reati nelle cinque province

Sempre nello stesso periodo, tra le cinque province calabresi, i reati che interessano l’attività d’impresa crescono a Catanzaro (+7,8%), Vibo Valentia (+7,1%), Cosenza (+3,6%) e Reggio Calabria (+3,5%), mentre in controtendenza, scende Crotone (-1,6%). Tra tutte, solo la Città metropolitana ha un numero di delitti ogni cento unità locali delle imprese in linea con la media nazionale (18).

In questo scenario, sono 1.206 (17,5% del totale imprese manifatturiere) le imprese dell’artigianato maggiormente esposte al rischio contraffazione e abusivismo pari al 72,3 del totale imprese manifatturiere (1.667).

Colmare i ritardi strutturali

“La legalità non è un orpello, ma un fattore produttivoribadisce Confartigianato Calabria riprendendo il report presentato –. Dove la legalità arretra, si riduce lo spazio per chi lavora nel rispetto delle regole. Occorre colmare i ritardi strutturali, a partire da una lotta efficace al sommerso e all’abusivismo, e sostenere le imprese sane con strumenti concreti, formazione e trasparenza negli appalti pubblici”.

“Per la Calabriasottolinea inoltre si tratta di una sfida decisiva per la sopravvivenza e il rilancio delle migliaia di micro e piccole imprese che rappresentano l’ossatura del tessuto produttivo regionale. Il cambiamento passa per un impegno corale che coinvolga istituzioni, corpi intermedi, forze dell’ordine e soprattutto la cultura diffusa della legalità”.