Reggio. Congresso Nazionale Ainr: “Ai non sostituirà neuroradiologi”
C’è chi, meno di dieci anni fa, prediceva la fine della radiologia per mano dell’intelligenza artificiale. E c’è chi, oggi, dimostra che le cose stanno andando in tutt’altra direzione: l’intelligenza artificiale non sostituirà i neuroradiologi, ma li aiuterà a lavorare meglio. Questa è la nuova consapevolezza emersa con forza al 33° Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Neuroradiologia (Ainr), dove una sessione interamente dedicata all’IA ha acceso il dibattito su presente e futuro della disciplina. A comunicarlo i promotori dell'iniziativa.
"Due voci autorevoli- continua la nota - sono intervenute al Congresso, il professor Letterio Politi (Humanitas University) e il professor Mauro Bergui (Università di Torino). Sono state delineati scenari concreti e affascinanti sull’integrazione dell’IA nella pratica clinica. Senza cadere in facili entusiasmi o paure distopiche, i loro interventi hanno mostrato quanto l’IA sia già oggi uno strumento al servizio della neuroradiologia – e quanto sarà determinante saperla usare in modo critico e consapevole.
Con tono pacato ma lucido, Letterio Politi ha voluto subito sfatare una delle leggende più ricorrenti: “Nel 2016, Geoffrey Hinton – uno dei padri delle reti neurali – affermò che non sarebbe più stato necessario formare neuroradiologi. Oggi, nove anni dopo, sappiamo che non è vero. E per certi versi è confortante vedere che anche un Nobel può sbagliare”.
Non solo i neuroradiologi non sono scomparsi: sono in prima linea. “Il 76% dei software di IA approvati dalla Fda in ambito medico riguarda proprio la radiologia e la neuroradiologia”, ha sottolineato Politi. “Siamo i primi specialisti a confrontarci con questa innovazione. Pianificazione degli esami, riduzione della dose in Tac, acquisizioni più rapide in risonanza magnetica, identificazione automatica delle anomalie, creazione di referti automatizzati: tutto questo è già realtà”.
Ma Politi non si è fermato agli aspetti tecnologici. “Il nostro ruolo cambierà. Saremo sempre meno solo diagnostici e sempre più gestori di informazioni complesse, in dialogo con pazienti e colleghi. Persino la comunicazione potrà essere supportata dall’intelligenza artificiale. L’importante è rimanere protagonisti attivi di questo cambiamento”.
Mauro Bergui, che ha aperto il suo intervento ricordando la sua esperienza pionieristica con le reti neurali nel 2016, ha ampliato il discorso sugli usi concreti dell’IA in neuroradiologia. “Ho individuato tre ambiti principali: miglioramento dell’immagine, produzione automatica di referti e gestione di sistemi complessi”.
Il primo riguarda un’ottimizzazione già in corso: “Oggi l’IA è capace di rendere leggibili immagini inizialmente scadenti, risparmiando tempo, radiazioni e mezzo di contrasto. Questa tecnologia è già integrata nelle principali apparecchiature e sarà presto lo standard”.
Ma è il secondo ambito – la traduzione automatica delle immagini in linguaggio naturale – a sollevare questioni più profonde. “Oggi è il radiologo a scrivere il referto. Domani lo farà un sistema di linguaggio. Dobbiamo capire come relazionarci con questi strumenti”.
Infine, Bergui ha raccontato un’esperienza già operativa in Piemonte, dove una piattaforma AI connette ospedali grandi e piccoli nella gestione dell’ictus: “Un sistema automatico analizza le immagini, individua i casi critici e allerta i centri specializzati in tempo reale. È una rivoluzione nella gestione delle emergenze.”
Eppure, al di là delle innovazioni tecniche, è il lato umano – o, meglio, antropologico – che più colpisce Bergui. “Queste tecnologie non ci sorprendono perché sembrano umane. Ci sorprendono perché ci mostrano quanto noi stessi possiamo essere prevedibili, riducibili a pattern, a sequenze statistiche. La nostra coscienza, come diceva il filosofo Wittgenstein, è una serie di parole legate da regole probabilistiche”.
L’IA, è uno specchio e uno strumento. Richiede competenze, pensiero critico e un nuovo tipo di responsabilità. Come ha ricordato Politi: “Non basta avere i software. Serve un lavoro profondo di implementazione nei flussi clinici, una collaborazione tra centri, una governance attenta alla privacy e alla qualità dei dati”.
La neuroradiologia è oggi una disciplina al centro di una rivoluzione, destinata a cambiare profondamente il modo di diagnosticare e curare. E, in questo scenario in rapido mutamento, l’intelligenza artificiale non sarà l’attore protagonista. Lo sarà – ancora una volta – il medico che saprà comprenderla, guidarla e usarla con intelligenza".