Dipendenti sfruttati nei supermercati, chiesti 14 anni per il titolare
Condanne da uno e fino a quattordici anni di reclusione: sono le richiesta avanzate da Saverio Sapia, sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, a carico dei sei indagati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato, e accusati del presunto sfruttamento dei dipendenti che lavoravano nei supermercati del gruppo Paoletti, che opera tra i comuni di Montepaone, Soverato e Chiaravalle Centrale.
La pena più alta, a 14 anni, è stata invocata proprio a carico di Paolo Paoletti, titolare delle attività commerciali per il quale è stata chiesta anche la confisca del compendio aziendale.
Nove anni e due mesi, invece, la richiesta dell’accusa per la moglie di quest’ultimo, Anna Valentino; e ad un anno e quattro mesi per il figlio, Rosario Martinez; a cui si aggiungono quella a sette anni e undici mesi per il loro dipendente Vittorio Fusto; a quattro anni e undici mesi per la collaboratrice Tiziana Nisticò; e a due anni per Vito Doria, conciliatore sindacale della Uila.
Stipendi da 4 euro l’ora
L’indagine risale all’ottobre dell’anno scorso (QUI). Secondo la Procura di Catanzaro il titolare dei supermercati, approfittando della condizione di necessità dei lavoratori, li avrebbe sottoposti a condizioni avvilenti ma anche pericolose sul luogo di lavoro, violando sistematicamente la normativa sull’orario.
I dipendenti sarebbero stati poi pagati con uno stipendio ritenuto “palesemente inadeguato” o quantomeno “insufficiente rispetto alla quantità e qualità del lavoro svolto”: circa 4 euro l’ora a fronte di una prestazione che avrebbe superato anche le 50 ore settimanali. I lavoratori sarebbero stati finanche costretti a restituire parte del salario in contanti.
Riposo e ferie limitate
Inoltre, gli sarebbe stato limitato il godimento dei giorni di riposo settimanale e delle ferie annuali, garantiti dalla legge, consentendogli sole due settimane di ferie all’anno.
Gli inquirenti sostengono poi che i dipendenti sarebbero stati costretti a lavorare in ambienti che non avrebbero rispettato le norme di sicurezza; addirittura, in caso qualcuno si fosse fatto male durante le ore di servizio, non avrebbe dovuto nemmeno dichiarare l’accaduto come infortunio sul lavoro ma indicarlo come un incidente domestico.
Nel processo si sono costituite 51 persone si sono costituite parte civile, in maggior parte si tratta proprio di dipendenti dei supermercati.