Spediti in Italia in condizioni disumane: colpo ai nuovi negrieri del Mediterraneo

Reggio Calabria Cronaca

Quattro distinte organizzazioni criminali che non avrebbero avuto alcuno scrupolo a far viaggiare in condizioni disumane migliaia di disperati che tentavano il cosiddetto viaggio della speranza verso l’Italia, porta per l’Europa.

Come dei moderni negrieri, in barche anguste avrebbero stipato centinaia di migranti partiti da Turchia, Georgia, Moldavia e Ucraina, e lungo la rotta del Mediterraneo orientale giunti poi sulle coste del nostro paese, quelle calabresi in particolare.

Un giro di milioni

Un viaggio non solo in condizioni limite ma dal prezzo esorbitante per le economie dei paesi d’origine dei malcapitati, e che oscillavano tra i 4mila e i 12mila euro (pagati per lo più in dollari) a seconda dell’imbarcazione usata e dei maggiori tempi di navigazione rispetto ad altre rotte.

Un giro d’affari sulla pelle dei disperati, quantificato nell’ordine dei dieci milioni di euro a fronte di più di trenta sbarchi ricostruiti e quasi duemila stranieri irregolari approdati sulle coste nazionali.

Gli arresti e le accuse

È quanto emergerebbe dall’inchiesta Medusa (QUI), operazione della Dda di Reggio Calabria che stamani ha fatto scattare le manette per venticinque persone, tutte di nazionalità turca, irachena, georgiana, russa, moldava e ucraina, e che sono finite in carcere; mentre altre quarantatré sono indagate in stato di libertà. A carico di 22 di loro disposto un sequestro di denaro per oltre 3,3 milioni di euro.

Le accuse contestate a vario titolo sono di associazione per delinquere finalizzata al traffico di migranti e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in concorso, con l’aggravante della transnazionalità, oltre quella di ricettazione.

Le dinamiche criminali

L’indagine è partita nel 2019 analizzando le dinamiche criminali sottese agli sbarchi di migranti che provenienti dalla Turchia erano sbarcati a Roccella Jonica e Crotone, ma anche a Lecce e Siracusa, con l’impiego di barche a vela condotte da scafisti per lo più russofoni.

Tutte le attività sono state svolte all’estero con le conseguenti e immaginabili difficoltà connesse alla traduzione delle numerose lingue straniere intercettate e che hanno richiesto l’utilizzo di decine di interpreti.

Stesse difficoltà affrontate nell’analisi di flussi finanziari, trattandosi di transazioni estero su estero, originati da diverse agenzie di intermediazione (principalmente MoneyGram, Western Union e Ria money transfer), che sono state controllate minuziosamente.

Uno schema consolidato

Alla fine si è giunti alla conclusione che gli sbarchi attenzionati fossero il frutto di consolidati schemi operativi, rispondenti a strutture capaci di gestire l'intera filiera dei viaggi clandestini intrapresi da quanti, desiderosi di migliorare le proprie condizioni, hanno affidato la propria vita ed il proprio denaro a dei trafficanti mossi dall'unico intento di lucrare sul bisogno, sulle speranze e sull'affidamento altrui.

Si è così ricostruita l’operatività dei quattro gruppi, tutti basati all’estero e specializzati nel trasferimento dei migranti, per lo più iracheni, iraniani, afghani e siriani.

Le quattro frange

In seno alle associazioni, i trafficanti avrebbero agito in modo sinergica fra le molteplici cellule operative ubicate nei diversi stati. In particolare, “frangia ucraina” e la “frangia moldava” avrebbero avuto il compito di reclutare gli scafisti.

Quella “georgiana” era composta invece da intermediari finanziari e istruttori della navigazione: la Georgia, infatti, era luogo di addestramento degli scafisti e la sede del gruppo operativo, oltre che terminale dei finanziamenti e pagamenti.

Infine, la “frangia turca”, operativa fra la città di Istanbul (dove venivano raccolti i migranti provenienti dall’Asia Occidentale) e i diversi luoghi di imbarco delle coste turche, con il compito di organizzare le partenze e gestire i rapporti con i migranti da trasportare ed i loro parenti.

Gli skipper venivano inviati nelle zone di imbarco, situate principalmente nelle aree costiere vicine alle città di Bodrum, Izmir e Marmaris, dove venivano nel frattempo convogliati i migranti intenzionati a raggiungere le coste italiane.