Nessuna perizia sull’omicidio Esposito di Mesoraca
Non sara' disposta una nuova perizia per verificare se Giuseppe Alfiniti, oggi 68enne, imputato per l'omicidio volontario aggravato dai futili motivi di Francesco Esposito, 40 anni, ucciso a coltellate a Mesoraca nel crotonese la sera del giovedi' 9 novembre del 2000, sia capace o meno di intendere e volere. Si sarebbe trattato della quinta espletata fra il primo ed il secondo grado di giudizio, ma non ce ne sara' a quanto pare bisogno, dal momento che la Corte d'assise d'appello di Catanzaro, oggi, non ha adottato un'ordinanza in tal senso, ma ha rinviato all'udienza del 25 maggio per le discussioni di accusa e difesa e la sentenza.
I giudici hanno evidentemente ritenuto esaustiva la relazione dei periti nominati in secondo grado i quali, in merito ai maggiori dubbi relativi al processo in questione, se cioe' Alfiniti possa considerarsi affetto da una intossicazione cronica da alcol tale da escluderne la capacita' di intendere e volere e dunque la imputabilita', hanno concluso per una "capacita' dell'imputato grandemente scemata", ma non totalmente annullata. Sentiti in aula, i sanitari, su precise domande del sostituto procuratore generale Giovanni Grisolia, e dell'avvocato di parte civile Luigi Falcone (codifensore con Pietro Pitari), hanno inoltre riconosciuto la capacita' di Alfiniti di stare in giudizio, ed anche che, se l'uomo commettesse un fatto oggi, potrebbe essere ritenuto capace. Alfiniti (difeso dall'avvocato Walter Parise) in primo grado era stato assolto perche' ritenuto incapace e dunque inimputabile, e sottoposto alla misura di sicurezza dell'allontanamento dal comune di Mesoraca per almeno tre anni. Proprio qui, e precisamente davanti a palazzo Longobucco, avvenne l'omicidio di Esposito. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, Alfiniti stava rientrando a casa quando un gruppetto di giovani avrebbe preso a insultarlo, per via del fatto che spesso era ubriaco, e lui avrebbe reagito come una furia. Estratto di tasca un coltellino di genere non vietato, il pensionato avrebbe infierito su Esposito, che passava di la', colpendolo ripetutamente al collo ed al braccio. Inutile la corsa in ospedale, a Crotone, dove Esposito giunse privo di vita. Alfiniti fini' in manette e, se in un primo momento disse qualcosa di molto simile ad una ammissione, in seguito si avvalse della facolta' di non rispondere.