Fli Ionico: una task force ministeriale contro l’inquinamento marino
"Non è solamente l’arcinoto depuratore consortile di Bovalino a provocare l’inquinamento marino della costa ionica. Esistono una serie di cause, ben conosciute ai Sindaci, che vogliono apparire sempre parti lese, ma che spesso non sono completamente esenti da colpe. Mi riferisco in particolare alla scarsa o pessima manutenzione che i comuni svolgono nei confronti dei depuratori di loro esclusiva competenza, che nell’area ionica sono molto numerosi. Tali impianti spesso per carenze strutturali o di manutenzione non depurano a sufficienza i liquami che si riversano in mare assieme ai fiocchi di batteri deputati alla trasformazione biologica dei fanghi non adeguatamente eliminati nell’ultima fase di depurazione ,causa quest’ultime della schiuma che trasportata dalle onde deturpa la qualità delle acque,con nocumento per la salute dei bagnanti e con compromissione di tutta l’attività economico-turistica". E' quanto scrive in una nota il Fli della fascioa ionica
"Forse in questi casi - continua la nota - sarebbe opportuna da parte dei comuni qualche spesa per festeggiamenti estivi in meno a favore di qualche risorsa in più da utilizzare per i depuratori.
Altra questione fortemente trascurata in questi anni di danno all’ambiente marino è l’individuazione delle responsabilità,anche di privati,che concorrono a deteriorare il mare.
Sorprende,pertanto, come istituzioni preposte anche a tali compiti(guardia costiera,guardia di finanza,procura ecc.)non svolgano regolare attività di individuazione delle molteplici fonti di inquinamento al fine di far terminare questo inesorabile e continuo scempio.
Di quest’ultimo aspetto - conclude la nota - il FLI ionico ha provveduto ad informare Angela Napoli, sempre attenta al rispetto delle regole istituzionali,affinchè voglia interrogare i Ministri interessati per sensibilizzarli in merito gravità del degrado marino delle coste calabresi ed in particolare della costiera ionica chiedendo eventualmente che venga istituita un “task force” interministeriale che vigili ed intervenga a porre fine al danno ambientale che riduce, come già detto, le entrate del settore turistico calabrese e quindi anche delle casse dei Comuni, della Regione e a di quelle dello Stato.