Omicidio Ierardi nel crotonese. Nuove assoluzioni in appello
Per la seconda volta e' svanito lo spettro di due pesanti condanne per Agostino Marrazzo e Giuseppe Pizzuto, crotonesi imputati per l'omicidio di Ettore Ierardi, avvenuto nell'estate 2002 in contrada Iannello, a Belvedere Spinello (Crotone). La Corte d'assise d'appello di Catanzaro, che si e' pronunciata per due volte sulla vicenda giudiziaria, oggi ha di nuovo assolto i due uomini, entrambi finiti in carcere con l'operazione "Ciclone" del settembre 2003 condotta dal Ros e dai carabinieri di Crotone e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, con la quale venne decapitata la cosca Iona, ritenuta egemone nel territorio della Valle del Neto. In primo grado i due erano stati entrambi condannati, all'ergastolo Pizzuto, 60enne, considerato dagli inquirenti il reggente della cosca di cui Guerino Iona sarebbe stato il capo indiscusso durante la detenzione di quest'ultimo in regime di carcere duro, e Agostino Marrazzo, 43enne, a 24 anni di reclusione, per l'assassinio di Ierardi che, secondo l'accusa, sarebbe stato deciso e pianificato nell'ambito di una lotta intestina nel clan. Secondo la tesi degli inquirenti, che resse davanti alla Corte d'assise di Catanzaro, il gruppo di Rocca di Neto che aveva in Ierardi uno degli uomini di vertice non riconoscendo autorita' al reggente Pizzuto avrebbe deciso di staccarsi dalla cosca Iona e di muoversi in autonomia. Una decisione che non poteva essere tollerata da Pizzuto e Marrazzo, che avrebbero quindi deciso di fare fuori Ierardi. Cosi', secondo quanto ricostruito dal sostituto procuratore Sandro Dolce, che coordino' l'inchiesta, i due avrebbero attirato Ierardi in una trappola, per poi ucciderlo con diversi colpi di fucile caricato a pallettoni. Dopo averlo assassinato, i due avrebbero bruciato il cadavere insieme alla Fiat Uno a bordo della quale si trovava la vittima e all'altra auto, sempre una Fiat Uno, utilizzata dai sicari. L'intero impianto accusatorio, pero', non resse in secondo grado dove, il 25 maggio del 2007, la Corte d'assise d'appello pronuncio' due assoluzioni, dopo aver riaperto l'istruttoria dibattimentale su richiesta degli avvocati Piero Pitari e Nino D'Ascola, difensori degli imputati, che ottennero l'espletamento di una perizia sulle intercettazioni, all'esito della quale il professor Paoloni di Roma, nominato ai giudici, concluse per l'impossibilita' di procedere alla comparazione delle voci per insufficienza del materiale fonico, quello stesso materiale che era stato invece determinante in primo grado. Dopo che la Corte scagiono' i due imputati, l'Ufficio di procura propose ricorso in Cassazione, e furono i giudici romani, dopo pochi mesi, ad annullare quella pronuncia d'appello, rinviando gli atti a Catanzaro per un nuovo giudizio. Qui il sostituto procuratore generale Massimo Lia ha concluso la propria requisitoria chiedendo la condanna all'ergastolo sia per Pizzuto che per Marrazzo, ma il collegio presieduto dal giudice Fortunato Rosario Barone (consigliere Marco Petrini), alla fine, ha accolto le richieste della difesa assolvendo i due uomini. "Si chiude cosi' nuovamente, e spero definitivamente, una vicenda giudiziaria lunga e sofferta" si e' limitato a dire l'avvocato Pitari dopo la pronuncia della Corte.