Rosarno: boss sorpreso mentre bruciava “pizzini”
Francesco Pesce, capo dell'omonima cosca reggina, non aveva alcun problema nel continuare a gestire i propri affari nonostante la sua latitanza. Lo dimostrano alcuni foglietti, probabilmente dei "pizzini", che il 33eenne stava bruciando quando ieri sera i carabinieri hanno fatto irruzione nel bunker. I documenti sono stati affidati ai militari della sezione scientifica che, utilizzando le più moderne tecnologie, potranno recuperare parte del contenuto. Pesce, sfuggito all’operazione “All inside” dello scorso anno è stato catturato ieri sera a Rosarno all’interno di un bunker interrato, nel cortile dell’azienda “Demol Sud”. Il nascondiglio, di circa 40 mq, era composto da tre locali (cucina, bagno e camera da letto), al quale si accedeva mediante botola azionabile da meccanismo elettro - pneumatico attivato da telecomando, con un sofisticato impianto di video sorveglianza composto da 16 telecamere a circuito chiuso con attivazione ad infrarossi, aria condizionata, collegamento ad internet e televisione con parabola. Nella dispensa del boss, oltre ai generi alimentari di prima necessità, anche vini pregiati, champagne, salumi e formaggi calabresi. Il reggente dell’omonima cosca del paese reggino è finito in manette insieme al rosarnese Antonio Pronestì, 44 anni, responsabile di favoreggiamento personale con l’aggravante mafiosa. L’uomo è titolare della ditta dove era stato realizzato il bunker. Il ruolo di capo indiscusso della cosca di 'ndrangheta è stato suggellato dal padre, Antonino Pesce, in una lettera indirizzata alla madre. Nel corso della perquisizione del nascondiglio del boss, sono stati inoltre rinvenuti e sequestrati diversi documenti che da una prima lettura sembrerebbero molto interessanti ed utili per la prosecuzione delle indagini sulla 'ndrangheta e sulla cosca Pesce. I Pesce, 'ndrina storica, sono alleati con la cosca dei Bellocco e sono anche vicini a clan di primo piano, dai Piromalli ai Mancuso ai Molè. L’arresto di "Ciccio Testuni", potrebbe ora costringere la cosca a riorganizzare gli assetti e a individuare un nuovo capo.