Lamezia Jazz, si parte sabato con Louis Hayes & The Cannonball Legacy Band
Organizzata dal Comune di Lamezia Terme e dall'Associazione Musicale Bequadro sotto la Direzione Artistica di M° Egidio Ventura, riparte la nona edizione di Lamezia Jazz che si presenta con un programma originale e di assoluto coinvolgimento dando spazio in egual misura ai grandi nomi del jazz internazionale inseriti in cartellone.
Nato nel 2002, il festival Lamezia Jazz si è subito contraddistinto per il notevole spessore degli artisti ospitati: da Archie Shepp, Toots Thielemans, Fred Hersch,Stanley Jordan, Scott Henderson a Kenny Barron, Tom Harrell Miroslav Vitous, Billy Cobham John Taylor, John Hicks Kenny Wheeler, Jeff Berlin, Franco Ambrosetti, Paolo Fresu, Enrico Rava, Steve Khun, Steve Turre, Jerry Bergonzi, Mingus Dynasty e tantissimi altri musicisti di fama internazionale.
La serata inaugurale sabato 22 ottobre presso il Teatro Umberto, sarà affidata al batterista di fama internazionale Louis Hayes, batterista storico di Oscar Peterson e Freddie Hubbard.
Hubbard Se stellare è il quintetto guidato da Louis Hayes, per celebrare la musica del grande Cannonbal Adderley; non meno ricca di talenti si rivela la grossa formazione che lo affianca. Omaggio a una delle più popolari personalità del jazz moderno, ospite alla XI edizione del Lamezia Jazz Festival: Louis Hayes & The Cannonbal Legacy Band, un tributo a Cannonball Adderley (sassofonista del sestetto do Miles Davis).
Sessantasettenne, Hayes ha in effetti molti altri onori nel suo curriculum: in particolare la presenza nei gruppi di Horace Silver, fra 1956 e 1959, e di Oscar Peterson, fra 1965 e 1967. Ma proprio il lungo periodo intercorso fra gli ingaggi con Silver e con Peterson gli ha dato la maggior popolarità: l' efficace sostegno all' irrefrenabile solismo di Julian «Cannonball» Adderley, sassofonista a due facce, capace di produrre un jazz elaborato e intellettuale quando suonava nel celebre sestetto di Miles Davis, ma viscerale esploratore del blues e del gospel con il proprio gruppo, nel quale si sono illustrati anche Nat, fratello trombettista del leader, il sassofonista Yusef Lateef, il pianista Bobby Timmons e il suo giovane successore, l' allora sconosciuto Joe Zawinul. Alle atmosfere infuocate del «soul jazz» si rifarà appunto il gruppo ora di scena a Lamezia e in altre città italiane, nel quale è da ascoltare con attenzione il sassofonista Vincent Herring, il più autentico continuatore dello stile di Adderley. Completano la formazione,Vincent Herring al sax alto, Philip Harper alla tromba, Rick Germanson al Pianoforte e Richie Goods al contrabbasso.
Il 9 novembre presso il Politeama di Lamezia Terme (Sambiase) l’appuntamento più atteso Mike Stern e Dave Weckl Band.
Mike Stern una carriera che abbraccia 3 decenni, con una discografia che comprende più di 12 opere eclettiche e innovative e 5 Grammy nomination, Mike Stern si è affermato come uno dei primi chitarristi jazz-fusion e compositori della sua generazione. Nato a Boston a gennaio del 1953, dopo aver studiato all’università di Berklee College of Music, inizia a suonare come chitarrista con i Blood, Sweat & Tears. Dopo una breve esperienza con la band di Billy Cobham, si trasferisce a New York, dove viene chiamato da Miles Davis per svolgere un ruolo chiave nella propria band. Nel 1986, Stern fa uscire “Neesh”, la sua prima registrazione come leader, al quale seguono molti altri lavori e altrettanti riconoscimenti. Nel 2008 fonda uno dei gruppi più interessanti nel mondo del jazz, fusion e rock: La Mike Stern Band, con componenti illustri: Dave Weckl - il più grande batterista vivente – Bob Malach Sax, C.M. Docky riconosciuto come uno dei migliori bassisti, della scena jazz e contemporanea negli ultimi 25 anni.
Sabato 19 novembre si ritorna al Teatro Umberto con 5 bravi ragazzi che oggi li riconoscono come il gruppo stabile di Mario Biondi, ma per gli addetti ai lavori la formazione denominata High Five rappresentano una delle realtà più solide e ben riuscite dell’attuale panorama jazzisstico italiano. Il segreto del loro successo risiede nell’aver saputo elaborare una musica originale traendo ispirazione dalle sonorità che affondano le radici proprio nella più sanguigna scuola hard bop, quella degli indimenticati e indimenticabili maestri come Art Blakey e Horace Silver. Vantano due incisioni entrambe per la Via Veneto Jazz: “Jazz For More” (2002), e “Jazz Desire” del 2004. Nella stagione d’oro del nuovo jazz più aperto e contaminato gli High Five sono artefici inoltre del successo inaspettato del crooner soul Mario Biondi, partecipando attivamente agli arrangiamenti e come formazione sia al disco “Handful of Soul” che alle lunghe tournée promozionali che registrano platee sempre piene. Lo swing, l’energia dell’insieme e la particolare cura per gli arrangiamenti rendono gli High Five un fenomeno unico e di grande valore come dimostra il continuo interesse da parte del pubblico. Non si può tralasciare la presenza importante nel 5tet del trombettista Fabrizio Bosso oramai diventato una star internazionale.
Chiuderà la stagione il 10 dicembre sempre al Teatro Umberto il Pianista americano Harold Mabern.
Ormai prossimo ai settanta anni, Harold Mabern è più che mai punto di riferimento tra i pianisti del modern jazz. Il suo stile, così torrenziale ma allo stesso tempo lirico, con una precisa poetica, si è sviluppato a Memphis, città in cui è nato, attraverso l’ascolto di Phineas Newborn Jr. A questa prima importante influenza, Mabern accosterà quella, assai diversa, di Ahmad Jamal, figura guida degli anni ’50. Prende quindi corpo a Chicago, dove il pianista si trasferisce nel 1954, un pianismo vorticoso e virtuosistico, che vede le dita volare lungo tutta la tastiera (Newborn), e che riesce però a mediare con l’introspezione armonica e le pause della mano sinistra (Jamal).
La carriera di Mabern si sviluppa come sideman, tante sono le chiamate dai maggiori musicisti del momento. Ha modo di suonare con Harry Edison, Art Farmer,Benny Golson, Miles Davis, Sonny Rollins; incide numerosi dischi per le più note etichette, soprattutto Blue Note, negli anni ’60; è richiestissimo come accompagnatore di cantanti, a conferma di superiore doti di raffinato armonizzatore (Joe Williams, Sarah Vaughan, Dakota Staton, Irene Reid, Arthur Prysock). Un salto decisivo di notorietà avviene negli anni ’80, quando entra come pianista fisso nei gruppi del grande sassofonista Gorge Coleman. Parallelamente comincia una cospicua carriera di leader, soprattutto di trii in cui ha modo di sviluppare tutta la sua arte pianistica. Incide però per lo più in Giappone, così i suoi dischi non sono facilmente reperibili. Ecco che i concerti diventano pertanto irrinunciabili occasioni per ascoltare del grande jazz moderno senza tempo, in cui tutti i musicisti coinvolti si muovono con straordinaria compattezza.
Il pianista americano sarà affiancato da una ritmica di grande eccezione, John Webber al contrabbasso e Joe Farnsworth alla batteria.
Non mancheranno gli ascolti e i Seminari tenuti dal Prof. Raffaele Borretti critico musicale e collaboratore per moltissimi anni della Rivista “Musica Jazz” il quale tratterà tematiche: Jazz e cinema: i rapporti tra le due forme d’arte, più stretti di quanto si creda (anche sul tema ho fornito rari filmati al “Museo del Jazz” e realizzato diverse manifestazioni;
Calabresi illustri nella nuova musica: da Harry Warren (Salvatore Guaragna) a Tony Bennett (Antonio Di Benedetto) ad Alfredo Le Pera (paroliere di Gardel), ed altri più o meno noti artisti che hanno portato fama alla nostra Regione, ed altre tematiche che si annunceranno durante il corso della Rassegna Lamezia Jazz.
Nel mese di dicembre si terrà un workshop di batteria con il più grande didatta nel mondo Dom Famularo.
Una programmazione quella pensata dal Direttore Artistico di Lamezia Jazz Egidio Ventura, varia, capace di interessare una più ampia fascia di pubblico, dai neofiti agli addetti ai lavori, senza perdere la sua forte impronta stilistica.