Sconto di pena di due anni per l’unico minorenne dell’omicidio Duro

Catanzaro Cronaca

Con uno sconto di pena di due anni si è concluso il giudizio di secondo grado nei confronti di M. P., 16 anni, l'unico minorenne indagato - assieme ad altre 5 persone - per concorso nell'omicidio di Nicola Duro, idraulico incensurato di 26 anni, avvenuto a Catanzaro il 17 giugno 2010, davanti un bar di viale Isonzo.

La Corte d'appello di Catanzaro presieduta dal giudice Garcea, ha rideterminato la condanna, che è passata da dodici a dieci anni di reclusione, avendo accolto due delle questioni poste dall'avvocato Giovanni Le Pera, e cioè avendo fatto cadere per M. P. l'aggravante della premeditazione e riconoscendo le attenuanti generiche prevalenti su tutte le altre aggravanti contestate.

Un omicidio, quello di Nicola Duro, che secondo la pubblica accusa sarebbe avvenuto per una vendetta trasversale, ideata da una famiglia rom di Catanzaro per lavare l'onta di una relazione extraconiugale della figlia, rimasta incinta di un minorenne con il quale avrebbe avuto una storia nonostante fosse sposata con un altro. I parenti della ragazza, sempre stando all'ipotesi degli inquirenti, avrebbero deciso di vendicarsi colpendo a morte il fidanzato di una zia del giovane padre del figlio illegittimo, anche lei incinta e prossima al matrimonio, e cioè Nicola Duro.

Le sei persone indagate per il delitto sono state tutte raggiunte da un provvedimento di custodia cautelare eseguito dalla Polizia all'alba del 3 luglio 2010 con l'operazione “Cross revenge”. Si tratta di una coppia, Donato Passalacqua, 41 anni, padre della ragazzina rom rimasta incinta dopo la relazione extraconiugale, accusato di essere il mandante del delitto assieme a sua moglie Ornella Bevilacqua, 38 anni. Il loro figlio di 19 anni, Antonio Passalacqua, ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio; Samuele Pezzano, 21 anni, che secondo l'accusa avrebbe accompagnato con l'auto e poi atteso il killer sul luogo in cui Duro è stato ucciso. Infine M. P., sedici anni, ed un suo parente maggiorenne, Domenico Romagnino, che avrebbero attirato la vittima sul luogo dell'agguato su precisa richiesta di Donato Passalacqua, che per questo li avrebbe ricompensati con 600 euro.