Anziano ucciso a Sorbo San basile, forte riduzione della pena a omicida

Catanzaro Cronaca

La Corte d'assise d'appello di Catanzaro ha sensibilmente ridotto la pena inflitta in primo grado a Francesco Fratto, 35enne di Sorbo San Basile (Catanzaro), riconosciuto colpevole di aver ucciso a coltellate il 77enne Carmine Ursetta, il 26 maggio del 2009, a causa di un debito non onorato. I giudici, infatti, hanno riformato la condanna dell'imputato da sedici anni di reclusione a nove anni e quattro mesi. Il giudizio di primo grado per Fratto, imputato per omicidio volontario pluriaggravato, si concluse il 30 settembre del 2010, al termine del giudizio abbreviato che valse al giovane lo sconto di pena di un terzo su quella da irrogare, con una sentenza nella quale il giudice dell'udienza preliminare di Catanzaro, Maria Rosaria Di Girolamo, non riconobbe al 35enne il vizio parziale di mente invocato dai suoi difensori, gli avvocati Aldo Casalinuovo e Ferrari (per la totale capacita' di intendere e volere si era espresso anche il dottore Marco Marchetti, perito nominato dal giudice), facendo cadere l'aggravante dell'aver agito con crudeltà verso la vittima, e ritenendo invece fondata l'altra dell'aver agito per futili motivi, valutata equivalente alle attenuanti generiche. L'omicidio di Carmine Ursetta risale alla sera del 26 maggio 2009 quando Fratto, secondo quanto riportato nella richiesta di rinvio a giudizio a suo carico, si sarebbe recato a casa della vittima, a Sorbo San Basile, per discutere con lui del debito di 3.500 euro che il primo non aveva ancora saldato al secondo. Ursetta, peraltro, aveva da tempo cominciato a rivolgersi al padre dell'imputato, evidenziandogli che il figlio non onorava il suo debito, ed anche per questo Francesco Fratto, andato su tutte le furie nel corso della lite, avrebbe afferrato un coltello da cucina aggredendo a morte il 77enne. I carabinieri, intervenuti dopo l'allarme dato dai vicini che avevano sentito le urla, avevano poi trovato l'imputato in casa del morto, nascosto in un caminetto, e con i vestiti imbrattati di sangue. Tre giorni dopo, davanti al giudice per le indagini preliminari ed al pubblico ministero Simona Rossi, Fratto aveva sostanzialmente ammesso la propria responsabilità.