Lettera di Mandalari dal carcere: non sono uno ‘ndranghetista

Calabria Cronaca
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Vincenzo Mandalari (foto tratta da Corriere.it)

Vincenzo Mandalari (accusato dalla Dda di essere il «capolocale» di Bollate nonché uno dei personaggi di maggiore spicco della ’ndrangheta al Nord Italia, che ha partecipato al famoso summit di ndrangheta nel circolo Falcone e Borsellino di Paderno Dugnano) ha rotto il silenzio e dal carcere di Ancora, nel quale si trova rinchiuso dallo scorso gennaio, ha scritto una lettera una lettera al direttore del «Notiziario» di Bollate, Piero Ublodi, che ha pubblicato il documento in prima pagina sul suo settimanale.

Nella lettera, lunga due pagine e vergata a mano e firmata dallo stesso Mandalari, questi oltre a difendere la sua immagine lancia anche oscuri messaggi all’amministrazione del comune dell’hinterland milanese e a Frediano Manzi, responsabile di Sos racket e usura (che per questo ha sporto querela), che già aveva ricevuto in passato l’attenzione della criminalità.

«Sono Mandalari Vincenzo - si legge nella lettera - ho deciso di scriverle in quanto vorrei che lei desse voce al mio stato d’animo, dopo che la mia immagine è stata dipinta in modo scabroso dai giornali, i quali non hanno esitato a raffigurarmi come un boss della ’ndrangheta a capo di chissà quale organizzazione, come ha fatto qualcuno inventandosi storie assurde sul mio conto infamandomi senza avermi mai conosciuto né in bene né in male».

Mandalari aveva ricevuto un ordine di arresto del maxi blitz contro le cosche al Nord del 13 luglio 2010; era inizialmente riuscire a sfuggire all’arresto ma fu catturato sei mesi dopo a San Giuliano Milanese mentre aspettava la moglie.

«Da cittadino bollatese – scrive ancora Mandalari - mi sento tradito da tutti coloro che hanno dato credito a dicerie assurde, incluso il Comune di Bollate che si è costituito parte civile nel processo in cui verrò giudicato, consapevole che è prassi agire in tal senso, ma ha dimenticato le azioni da me svolte a favore del territorio bollatese o quando mi acclamava come impresa bollatese e come persona sempre presente per la solidarietà».

Nel proseguo della lettera, Mandalari scrive: «Io non sono uno ndranghetista, non lo sono mai stato, non ho mai assunto atteggiamenti che dessero adito a credermi tale. Sono vittima sicuramente di un malinteso».