Occhiuto su striscione Fronte della Gioventù

Cosenza Attualità

"L’intervento a mio favore da parte di Sergio Strazzulli, che sento di ringraziare, e che gli è stato suscitato dalle parole di astio di Enzo Paolini nei confronti del sottoscritto (“non perdonerò mai al sindaco Occhiuto di aver consentito di appendere lo striscione del Fronte della Gioventù…”), pronunciate dall’esponente d’opposizione durante una recente iniziativa culturale sul ’68, mi dà modo di puntualizzare alcuni passaggi su una questione che considero troppo delicata per poterne consentire una strumentalizzazione ai fini del superficiale attacco politico.

In riferimento all’esposizione dello striscione del Fronte della Gioventù dal balcone della Casa comunale in occasione della manifestazione a sostegno del buon governo del presidente Giuseppe Scopelliti, ammetto di non esserne stato a conoscenza sino al dopo-manifestazione, trovandosi lo striscione alle mie spalle. Avvisato infatti del disappunto di una corposa frangia di cittadini urtati nella sensibilità ideologica, ho appreso che, mentre quel giorno mi trovavo sul palco di piazza dei Bruzi per le relazioni conclusive del corteo, qualcuno ha esposto la scritta incriminata introducendosi all’interno dell’edificio senza averne né titolo né autorizzazione (e prontamente mi sono adoperato per accertare la vicenda). Lo scopo di quella manifestazione, giova ricordarlo, era finalizzato a celebrare l’incisiva azione di rinnovamento che il presidente Scopelliti sta portando avanti nella Regione. Un’azione alla ribalta dei riflettori nazionali grazie alla sostanza di un operato positivo. Anche per questo motivo, cioè per la diretta associazione di Cosenza a un generale rilancio socio-culturale della nostra terra, ci siamo sentiti onorati che il capoluogo bruzio venisse scelto come simbolo nel quale concentrare una festa istituzionale e popolare insieme, nel rispetto dell’attuale esecutivo calabrese e delle tradizioni personali. Non a caso, all’indomani del corteo, avevo avvertito l’esigenza di ringraziare i cosentini per la loro ospitalità e per la loro maturità di accoglienza, precisando, se ve ne fosse bisogno, che l’amministrazione che guido sarà sempre aperta a supportare tutte le libere e diversificate espressioni di appartenenza.

Ora, precisando che ciò che mi sta a cuore non è assecondare sterili polemiche ma semmai fare chiarezza nei confronti della totalità dei cittadini, va da sé che nessuno può usare il Comune per beghe antiquate e ampiamente superate dai tempi. Chi lo fa, sbaglia. Il Palazzo comunale è il Palazzo di tutti i cosentini. Io stesso non mi sono permesso di utilizzarlo quando lunedì scorso abbiamo ospitato un dibattito con il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa. La politica, come ci ha ammoniti Papa Benedetto XVI, deve rivolgersi al bene comune e non a interessi di parte. Io provo quotidianamente ad applicare questo semplice precetto, come provo a riprendere nel concreto le parole del presidente Giorgio Napolitano sulla necessità di superare, proprio per il bene comune, gli steccati ideologici. La Cosenza a cui vorrei lasciare il mio modesto contributo di crescita è una Cosenza sempre più tollerante verso qualsiasi diversità, anzi, è la Cosenza delle tre “t”, ovvero dei talenti, della tecnologia e della tolleranza. Ovvero i giovani, la loro creatività e una sana convivenza civile. Ripartiamo da qui. Dove ogni idea e ogni uomo e ogni donna devono partecipare. Anche lei, con la sua intolleranza al perdono per chi non ha colpe, signor Paolini."


Le opinioni espresse in questa pagina non impegnano in alcun modo la nostra testata rispecchiando esclusivamente il pensiero dell’autore a cui viene rimandata ogni responsabilità per quanto in essa contenuto.