Pd giovani Cosenza: “Principe non ha cultura di partito”
"Siamo sorpresi da quanto dichiarato dal nostro Capogruppo in Consiglio regionale On. Principe circa le modalità di selezione dei giovani all’interno del PD. - Scrivono Alessandro Gennaro Alessio, Rosario Perri e Gaetano Marcovechio - La tesi portata avanti dall’On. Principe secondo cui solo i giovani eletti possono accedere a ruoli di dirigenza e guida politica è del tutto fuori dalla storia nonché in contrasto con i principi e i valori del PD. Siamo cresciuti con una cultura politica per cui i giovani sono selezionati in base alla loro militanza, passione, capacità di analisi e di proposta, merito e invece leggiamo increduli che nel partito sognato da Principe solo i giovani eletti hanno i requisiti per fare politica mentre le migliaia di giovani impegnati nel partito non hanno alcun titolo per poter portare avanti le proprie idee e proposte.
Noi crediamo che in un partito si cresce insieme attraverso lo studio e la militanza politica nei circoli e nei movimenti e che il momento dell’elezioni è solo un momento conclusivo di un’esperienza maturata tra la gente e tra gli iscritti al partito. Apprendiamo increduli invece che solo chi ha esperienza amministrativa può aspirare a ruoli di dirigenza in netto contrasto con quanto affermato dal nostro statuto che invece pone delle incompatibilità tra funzioni di partito e ruoli istituzionali a carico proprio degli eletti. - Continua la nota - In effetti il rischio che si vuole evitare è che gli eletti si sostituiscano nell’elaborazione degli indirizzi di politica generale agli organi del partito perdendo di vista gli interessi generali e collettivi a cui il nostro partito deve tendere. Quella che Principe propone è una rivoluzione tolemaica per cui non è il partito a selezionare le candidature ma sono gli eletti a selezionare i dirigenti di partito. Forse questo metodo andava bene in qualche partito del ‘900 in cui i giovani delfini crescevano o nelle segreterie personali di ministri e sottosegretari o nei salotti di casa di qualche cacicchio locale ma non può essere accettata in un partito moderno che deve guardare alla meritocrazia dei giovani militanti e dirigenti.
Il dato preoccupante dell’analisi dell’on. Principe è il persistere della più bieca cultura di governo: la “partitocrazia”.
Il PD non è ne il PCI, ne la DC ma nemmeno il PSI degli anni 80 (Craxismo): occorre ribadire l’autonomia dei partiti rispetto alle istituzioni ed ai governi. Questo è un dato fondativo della nuova fase. Inoltre vorremmo capire che cosa è un congresso se non un’ elezione con una differenza rispetto a quelle amministrative e cioè che nel congresso le persone vengono valutate per ciò che dicono e si impegnano a fare per il partito e per la linea politica che intendono tenere sulle grandi tematiche politiche mentre nelle elezioni di Rende, ad esempio, le persone vengono giudicate per ciò che dicono e si impegnano a fare per le politiche amministrative di quel comune. In definitiva non pensiamo che un abitante di Rossano o Paola sia interessato a qualche giovane amministratore di Rende ma sia maggiormente interessato ad ascoltare chi ha proposte politiche che riguardano l’intera provincia e la regione nel suo complesso. Infine sia prudente il nostro Capogruppo quando parla di burocrazia giovanile perché in questo modo offende migliaia di iscritti e militanti che senza aver il pennacchio di consigliere o assessore si impegnano ugualmente tanto quanto gli eletti per il PD partecipando a riunioni, manifestazioni, iniziative e soprattutto a campagne elettorali ed il tutto per semplice senso di appartenenza e di militanza.
Infine un esempio di quanto sia pericolosa la sovrapposizione dei ruoli politici ed istituzionali è testimoniato da quanto successo a Rende in cui la giovane consigliera Bafaro, a cui era stato affidato anche il ruolo di segretario politico cittadino del PD, ha abbandonato il partito per una virata eccezionale nell’Udc di Occhiuto. - Concludono i tre rappresentanti dell'esecutivo - Se sono questi i giovani che Principe seleziona preferiamo i giovani non eletti ma che hanno senso d’appartenenza, intelligenza politica e grande voglia di fare."