Reggio: blitz vandalico al Parco Archeologico Calarcheo
“Calarcheo” nasce a Reggio Calabria il 20 Agosto di quest’anno, con finalità di tutela del territorio , del patrimonio storico – culturale e di promozione turistica. Si tratta di un percorso archeologico sottomarino, fruibile anche dai disabili. Alcuni dei reperti archeologici installati lungo il percorso subacqueo sono verosimilmente resti di “ Porta Marina” e “Fontana Nuova”. "L’idea – scrive in una nota Filippo Mallamaci del Nucleo Sommozzatori di Protezione Civile di Reggio - è di implementare il percorso e mantenerlo costantemente efficiente; non può infatti trovare fine un’opera che riporta alla luce la storia della città. Purtroppo le convinzioni che animano gli istinti più nobili, in taluni casi vengono messi a dura prova dalla stupidità dell’uomo. Dopo quindici giorni dall’inaugurazione ad opera di ignoti, veniva infatti danneggiato il parco, una delle boe che delimitava l’area, e’ stata sostituita da un agglomerato di polistirolo comunemente usato dai pescatori come segnale di recupero delle trappole calate sul fondo. Immersi nel sito, abbiamo constatato che gran parte dei reperti che costituivano il percorso erano sparpagliati sul fondo, o rovinosamente fatti rotolare lungo le batimetrie più profonde. Non ci rimaneva altro da fare che riposizionare il tutto e successivamente sporgere denuncia per certificare un atto vandalico perpetrato, a nostro modesto avviso, più per dispetto, che per intenzionale vandalismo subacqueo. Non pensavamo si potesse arrivare a tanto, forse peccando di ingenuità; pseudo subacquei, ladri di reperti archeologici avevano tentato di distruggere tutto".
"Purtroppo - scrive Mallamaci - nella vita c’è sempre da imparare, così abbiamo inoltrato una relazione dettagliata agli enti competenti per una corretta informazione sull’accaduto. Informare i mass media ci sembrava esagerato, anche perché nutrivamo un forte senso di vergogna e ripugnanza nel dover partecipare la comunità tutta di un reato che, al di là dell’aspetto penale, era una sconfitta per la società civile che popola questa città. Era stato comunque infranto lo scopo del parco archeologico sommerso che rappresentava una nuova forma di aggregazione sociale, di estremo interesse culturale anche per chi condivide la disabilità. Ma la realtà purtroppo non è questa, anche chi doveva garantire la continuità di un’azione concreta nel costruire i presupposti di una città rivolta a sistemi turistici sociali e ecosostenibili, non ha fatto altro che battere cassa chiedendo l’erogazione di canoni, depositi cauzionali e bolli ad un’associazione no profit, in tal senso la legge 266 sul volontariato è chiara, non si può identificare un associazione no profit come ditta, amministrativamente non è possibile, non si può commisurare un’associazione di volontariato, nonché di Protezione Civile, iscritta nell’elenco del Dipartimento Nazionale, come una delle molteplici associazioni ludiche, ( con il rispetto che compete alle stesse), che trovano collocazione sul territorio reggino. Ancora oggi, molto probabilmente non è chiaro a questo ente locale, l’importanza che il volontariato riveste in ambito Nazionale e Internazionale. Non è possibile che il terzo settore venga considerato esclusivamente quando catastrofi o eventi disastrosi richiedono l’intervento imprescindibile delle forze volontarie. Ed infatti in questi giorni il naturale epilogo di una progettualità nata sotto i più rosei auspici, e considerata da amministratori locali e regionali come un momento importante che rispecchia l’essere reggini e soprattutto calabresi, in questa città definita un modello".
"Pochi giorni fa ecco un nuovo atto vandalico: il furto di uno dei reperti, installato a 4 metri di profondità. Questo atto rappresenta la più infamante realtà. Come si può pensare di essere costruttivi per questa città, per la nostra terra ? Purtroppo siamo succubi del nostro passato, della nostra pochezza, d'altronde la storia ci insegna che i migliori hanno trovato giusta espressione e concretezza altrove. La vocazione turistica rivolta al mare, e che da oltre un decennio è nella bocca dei nostri politicanti, dovrebbe essere assimilata più come una presa in giro che una reale volontà alla svolta. Dispiace credere che altrove i parchi archeologici sommersi siano considerati una forma evolutiva dell’offerta turistica, mentre a Reggio iniziative del genere siano considerate come un passatempo di quattro fanatici, che non hanno niente di meglio da fare, che rompere le scatole a coloro che devono pur pescare o bracconeggiare sul lungomare Falcomatà".