Accuse al Clan Pesce: “A Rosarno tutti terrorizzati da loro”
''A Rosarno non si muove una foglia se i Pesce non vogliono. La gente è terrorizzata". A dirlo è stata la collaboratrice di giustizia Rosa Ferraro, deponendo nel processo ai presunti affiliati alla cosca Pesce davanti ai giudici del Tribunale di Palmi nell'aula bunker di Milano, scelta per garantire la sua sicurezza. Rispondendo ad una domanda del pm, Alessandra Cerreti, che le ha chiesto se a Rosarno ci sono solo i Pesce, Rosa Ferraro ha risposto che "in paese si dice che ci sono anche i Bellocco, ma di loro non so nulla. So quello che fanno i Pesce perché ci ho vissuto in mezzo".
Nel corso del controesame da parte dei difensori degli imputati, la collaboratrice ha confermato ciò che ha detto nei primi due giorni di deposizione rispondendo al pm. La rappresentante della pubblica accusa, infine, le ha chiesto quali problemi ha Marco, suo fratello, che secondo quanto ha raccontato la collaboratrice due giorni fa era stato incaricato dalla sua famiglia di ucciderla dopo che si era lamentata del fatto che le era stato intestato un supermercato a sua insaputa e per questo aveva subito una perquisizione da parte della guardia di finanza. Al riguardo la collaboratrice ha riferito che il fratello è stato investito da un'auto quando era piccolo perdendo l'udito e questo gli ha creato problemi di apprendimento, ma ha anche aggiunto che è in grado di testimoniare purché gli vengano formulate domande con parole semplici.
Marco Ferraro, che vive con il padre a Rosarno, sarà chiamato a testimoniare nel corso della prossima udienza, fissata per il 9 dicembre a Palmi. In quella occasione dovrà confermare il contenuto della sua denuncia presentata alla guardia di finanza il 2 giugno del 2006 in cui raccontò della riunione di famiglia e dell'incarico che gli era stato affidato di uccidere la sorella perché, a giudizio dei suoi familiari, non avrebbe corso rischi essendo disabile. Il presidente del Tribunale di Palmi, al termine della deposizione di Rosa Ferraro, ha sostenuto che la teste si assume la responsabilità di ciò che ha detto, ma va comunque ringraziata per il coraggio.