Mancuso: “Catanzaro, una città silenziosa”
Riceviamo e pubblichiamo comunicato stampa del fondatore del neo Movimento Civico "Parliamone" Ivan Mancuso sulla situazione di disoccupazione i città
Catanzaro è città capoluogo. Lo sappiamo tutti, o almeno questo leggiamo sulle mappe. In realtà, è piena di problemi, con una disoccupazione giovanile spaventosa e le piccole e medie imprese in ginocchio. I giovani non hanno futuro e riescono a lavorare solo ogni tanto con contratti interinali, per lavori spesso sottopagati. Catanzaro è una città silenziosa che nulla dice e nulla fa. Qui i sogni, intesi come azioni di sviluppo, li realizzano sempre le stesse persone; quelle persone che poi assumono, da interinali, proprio quei giovani che si erano rivolti con fiducia alle Istituzioni per ottenere un aiuto economico per lanciare i loro progetti; aiuto mai ottenuto per “mancanza di garanzie”. In questa città silenziosa non si parla mai di ciò. I politici fanno finta di niente. Perchè non conviene parlare di queste cose. Conviene parlare solo di spazzatura e della riapertura di Corso Mazzini (grande dibattito su questa vicenda!!!); discorsi certamente importanti, ma sicuramente non di più del problema giovani disoccupati. Il silenzio non serve a niente ed è un’offesa nei confronti di chi cerca giornalmente di farsi spazio in mezzo ai soliti “marpioni”. I politici, tranne rarissimi casi, per i giovani sono assenti. Chiedere a loro una qualsiasi cosa, diventa un continuo lottare contro i mulini a vento. I nostri politici, infatti, o sono super impegnati (per fare cosa è un mistero), oppure elaborano progetti megagalattici che nulla offrono in termini occupazionali. Ai giovani serve una classe politica capace di rendere possibili i loro sogni e le loro speranze. Ho detto anche che le imprese sono in difficoltà. Il motivo è semplice: non riescono ad avere finanziamenti e agevolazioni dagli Enti preposti ai quali, comunque, pagano spesso tasse esose, (una impresa media paga quasi il 49% di tasse e il 6-7% di interessi bancari). Quelle poche imprese che una volta lavoravano anche saltuariamente con gli enti pubblici, oggi non lo fanno quasi più perché vengono pagate a dodici/ventiquattro mesi, quando va bene. I nostri imprenditori sopportano tale situazione come stanno facendo i giovani e cercano come loro di andare avanti con le poche forze che ancora hanno. Ma quanto durerà? E’ urgente uscire da questo pantano. Il mio augurio è che qualche giovane preparato si faccia avanti, perché le nuove elezioni sono forse più vicine di quanto crediamo. La gente è stufa dell’attuale mondo politico, un mondo che certamente non risponde più alle esigenze delle generazioni future.
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