San Pietro di Caridà: frantoi scaricavano residui della molitura delle olive, due persone denunciate
Con l’avvio della stagione della raccolta delle olive e dei processi di trasformazione, si ripropone, come ogni anno il problema dello smaltimento illegale dei rifiuti derivanti dalla loro premitura.
Nell’ambito di mirati e intensi controlli disposti dal Comando Provinciale CFS di Reggio Calabria sugli opifici oleari dislocati sul territorio ed in particolare per contrastare le frodi in campo agroalimentare e paesaggistico ambientale, il Comando Stazione di Laureana di Borrello, congiuntamente al personale della Stazione di San Roberto, ha proceduto al sequestro di due frantoi dell’area tirrenica reggina ed alla denuncia dei due rispettivi titolari.
G.P, 82 anni e F.I. 53anni, che gestiscono due opifici olearei nelle località “Piana” e “Fiumarolo” in agro del comune di San Pietro di Carità, in essi converge, per le operazioni di molitura, buona parte della produzione olivicola della zona.
Controllando l’attività gestita da G.P., le pattuglie dei Reparti di Laureana di Borrello e San Roberto, hanno notato un’anomalia allo scarico delle acque reflue. Da opportune e approfondite indagini è stato appurato che, sul piazzale antistante l’opificio, è stata costruita una canalina in cemento che a sua volta, tramite un tubo in pvc scaricava il percolato direttamente nel vallone antistante, senza che lo stesso subisse alcun trattamento. Anche le acque reflue impiegate per la pulitura delle olive, provenienti dalle vasche di lavaggio e decantazione, venivano convogliate e riversate direttamente nel vallone tramite un altro tubo in pvc. L’illecito veniva perpetrato grazie ad un rubinetto a saracinesca, occultata ad arte, che gli operai azionavano all’occorrenza.
Da evidenziare che, i versanti del vallone sono ricoperti da una rigogliosa vegetazione costituita da specie tipiche della macchia mediterranea, ed il continuo e prolungato versamento dei residui di lavorazione delle olive, ne avrebbe sicuramente inficiato l’equilibrio e la sopravvivenza.
Nell’opificio di proprietà di F.I., il personale dei Reparti interessati, notava invece, sul piazzale antistante, un accumulo di sanza umida, il cui percolato si riversava direttamente su di un terreno limitrofo coltivato ad ulivi. Tale condizione ha portato ad un controllo dell’attività svelando uno scarico illecito delle acque di lavaggio delle olive, provenienti da tre vasche separate.
Ogni singola vasca era dotata di saracinesca collegata a dei tubi che riversavano le acque reflue direttamente sul terreno antistante, fino a giungere nel vallone Fiumarolo.
Entrambi i titolari erano sprovvisti delle autorizzazioni necessarie per quanto previsto dalla vigente normativa nel settore paesaggistico ambientale.
In particolare, al termine delle operazioni si è effettuato il sequestro dei frantoi, mentre agli indagati, deferiti alla competente Autorità Giudiziaria in stato di libertà, sono stati contestati i reati di: abbandono incontrollato di rifiuti liquidi per quanto disposto dalle misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nonché dalle misure urgenti di tutela ambientale; apertura, senza autorizzazione, di scarico di acque reflue; deturpamento delle bellezze naturali nonché realizzazione di scarico in area sottoposta a vincolo paesaggistico ambientale.