Diocesi Lamezia Terme. Gli auguri del Vescovo

Catanzaro Attualità
Luigi Antonio Cantafora

Riceviamo e pubblichiamo gli auguri di Natale del Vescovo della Diocesi di Lamezia Terme Mons. Luigi Cantafora

Carissimi,

giunga a tutti e a ciascuno il mio augurio per questo Santo Natale. Il Natale del Signore viene nella notte. Accadde in quel primo Natale; e ancora oggi ci troviamo come i pastori a cui è stato dato il primo annuncio della nascita del Salvatore. Immersi nelle loro occupazioni, affaticati dalle preoccupazioni per il gregge, vegliavano di notte. L'atteggiamento vigile è ciò che ha permesso loro di cogliere e accogliere la novità che veniva presentata. La loro premura, la sollecitudine con cui si muovono per vedere l'evento che era stato annunciato loro, sono indicative di un atteggiamento desto. Frastornati, preoccupati, appesantiti, noi invece spesso manchiamo di vigilanza e quindi non vediamo il bene quando c'è e quando viene (Cfr. Ger 17,6). Impariamo dai pastori a camminare nelle molte notti che la storia attraversa. Il cammino dei pastori sia anche il nostro cammino. Ci auguriamo questo. Un cammino a volte vissuto tra incertezze, ma intrapreso nella fiducia obbediente alla Parola annunciata dagli angeli, che li ha riempiti di gioia e di pace profondissime. Meraviglioso scambio, grida la liturgia: Dio si fa uomo perché l'uomo diventi Dio! È il mistero dell'Incarnazione che ci raggiunge e ci rinnova interiormente e interamente. È la notte dello "scambio" essenziale; ma noi superficialmente l'abbiamo tramutato in scambio di doni, spesso non necessari. Abbiamo snaturato la gioia del dono vero! Dono non è una cosa costosa o rara che viene regalata: il dono vero è qualsiasi cosa donata che porta con sé il messaggio sincero: «Tu vali! Tu mi sei prezioso. Tu mi sei preziosa». Vero dono è donare liberamente e gratuitamente per primi, come vero dono è il contraccambiare altrettanto liberamente e gratuitamente. Più semplicemente: oltre a donare qualcosa, il dono implica il donarsi. Dono prezioso non è certo una cosa ma una persona disponibile alla solidarietà con le altre, specialmente con coloro che hanno più bisogno. Dio infatti ce lo insegna. In questa notte ci offre il dono supremo: se stesso, esprimendo così una profondissima solidarietà con l'uomo, assumendo la sua carne, divenendo mortale, facendosi piccolo. Egli esprime così liberamente la sua capacità di donare, di donarsi gratuitamente. E di questa capacità di donarsi Egli ha contagiato l'umanità di ogni tempo e di ogni luogo, uomini e donne, bianchi e neri, vigorosi e fragili. Abbiamo bisogno di recuperare la logica della gratuità. E non solo perché siamo in tempo di crisi.

Anzi la crisi potrebbe chiuderci ancora di più nelle nostre strutture egoistiche e narcisistiche. E invece, in questo tempo travagliato, abbiamo straordinarie possibilità da giocare, in generosità, solidarietà, fiducia. Il nostro cuore non risparmi mai l'amore! Il punto, in questa situazione, è essere liberati dalla preoccupazione incredula, perché piena di paura, che ci spinge solo a cercare e volere il nostro bene particolare, personale. Se i pastori avessero pensato al proprio interesse, non si sarebbero mai mossi dalla loro quiete! Ma essi credono all'annuncio di gioia, si fidano e camminano nella notte, fino a giungere a vedere il Bambino. E la gioia che nasce dall'incontro con Dio che ci porta a relativizzare le singole cose e a cogliere il giusto senso e la misura di tutto. Recuperiamo, carissimi, queste dimensioni di gratuità, di vera solidarietà, di benevolenza, di generosità che ci spingono a uscire da noi stessi e accorgerci di quanto bene abbiamo ricevuto da Dio quanto possiamo donare agli altri, per un bene che sia realmente comune! Non è forse questo l'abito della festa da indossare, quell'abito della carità cui ha fatto riferimento il Papa nella Sua Visita Pastorale a Lamezia Terme? È un tempo di grazia, quello che ci sta davanti, se sappiamo cogliere questa occasione per cercare ciò che è veramente necessario e allontanare così le cose superflue e fuggevoli, come ha ricordato sempre il Santo Padre a Serra San Bruno. L'intenzione di Dio è che tutti, proprio tutti gli uomini, vivano felici, indicandoci che «si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35). Egli lascia a noi il collaborare perché questo si realizzi. Apriamo la mente, il cuore e la mano; con le intenzioni e con le opere, con i desideri e con la concretezza, impariamo da Dio a farci dono reciproco affinché la luce di Betlemme si possa irradiare anche da noi.

Con affetto, auguro a tutti un Santo Natale e vi benedico.