Aeroporto Sibari, Caputo: “Nessuno era contrario”
"L’emendamento bipartisan sul quarto scalo calabrese a Sibari, votato nei giorni scorsi in Consiglio Regionale, raccoglie, sintetizza e confeziona l’ambizione, - Comunica una nota dell'on. Giuseppe Caputo, presidente commissione regionale affari istituzionali- che era e rimane e condivisa, di offrire alla Sibaritide ed al Pollino, ed in particolare alla costa ionica cosentina, l’occasione di uscire da un isolamento storico che ne ha menomato il diritto alla mobilità e, con esso, attese ed esigenze di sviluppo. Sull’obiettivo, che era e rimane da costruire e da raggiungere, non vi era e non vi è alcuna inventata divisione e nessuna diffidenza d’appartenenza dal sapore campanilista. Se, invece, vi era ieri e permane ancora oggi un nanismo concettuale nell’affrontare l’argomento è quello di quanti, politici o commentatori, ritengono che l’epilogo di questa che era diventata una telenovela, era l’individuazione delle risorse necessarie alla costruzione del nuovo aeroporto della provincia di Cosenza. Ovviamente non era e non è così.
E chi continua a pensare ed a dire il contrario, era e rimane fuori strada. Con la coerenza e la determinazione che gli vengono riconosciute, il Presidente Scopelliti ha annunciato l’impegno di 30 milioni di euro da parte della Regione Calabria, certamente azzerando ogni elemento di forzata confusione sulla presunta volontà contraria del Governatore e della maggioranza di centro destra rispetto alla realizzazione dello scalo sibarita. Alla luce di questo ulteriore momento di oggettiva chiarezza, che allontana ombre e chiacchiericci inutili, qualcuno ha più onestamente sottolineato che, adesso, il dibattito si sposta sui tavoli tecnici, mentre altri, con perseveranza, hanno preferito parlare di mutamento d’opinione in diversi esponenti del centro destra, tra i quali il sottoscritto. - Continua -
Attribuendoci visioni e comportamenti ostili, del tutto infondati. Non abbiamo mai detto di no all’aeroporto di Sibari. Abbiamo solo inteso includere questo progetto all’interno di una programmazione complessiva. Oggi, alla luce delle disponibilità imprenditoriali manifestate e delle diverse novità emerse, l’idea dello scalo a Sibari è certamente più vicina. Eppure, da parte di alcuni si continua a confondere con inventati atteggiamenti ostili quella che è invece un’elementare esigenza di realismo e di programmazione che fotografa l’esistente pur guardando al futuro; esigenza sentita come ineludibile da quanti vogliono soltanto interpretare il proprio ruolo istituzionale e politico, con i piedi per terra e con assoluto rispetto delle popolazioni e delle generazioni future. Del resto, la storia di questa regione, così come quella dell’intero meridione d’Italia è stata scandita da molti errori di valutazione, da tante promesse mancate e da una sottile disillusione che ha di fatto azzerato ogni fiducia dell’elettorato nelle reali capacità progressive della propria classe dirigente. Se questo è accaduto non è stato tanto per un eccesso di ambizioni o di sogni nel cassetto che a dire il vero non sono mai mancati, ma piuttosto per una cronica incapacità a tradurre ed a contestualizzare quei sogni e quelle ambizioni con metodo, in aderenza alle regole dell’economia e del mercato, lungo i binari di uno sviluppo sostenibile e di una crescita equilibrata nel rispetto di parametri nazionali ed europei. Era e resta, questo, l’approccio culturale che preferisco e che ritengo auspicabile per la politica e per le istituzioni nell’aggredire emergenze dell’oggi e questioni connesse allo sviluppo dei prossimi anni, inclusa la realizzazione del nuovo aeroporto di Sibari. Rispetto alla quale, ieri come oggi, la sfida vera che la classe dirigente politica e imprenditoriale di questa regione deve porsi, confrontandosi seriamente con il resto d’Italia e dell’Europa, è anzi tutto di carattere manageriale e di costruzione delle condizioni quali-quantitative di sostenibilità, in termini di gestione ed autosufficienza di grandi infrastrutture come uno, due, tre e quattro aeroporti. L’anno che verrà, con il peso forte della crisi alla quale quasi tutti i paesi dell’Unione Europea stanno cercando di far fronte, richiede tanta sobrietà da parte di tutti, politica e istituzioni in primis, senza inganni né fughe in avanti, senza ipocrisie né tanto meno caccia alle streghe."