Giordano, Idv, sul decreto inerente la liberazione delle farmacie
"La posizione del partito di Italia dei valori da tempo e in modo deciso ha sposato il principio della necessaria liberalizzazione di numerosi settori dell’economia nazionale al fine di rispondere efficacemente ai principi della equità e della crescita, favorendo così una maggiore concorrenza che porti a un aumento della base occupazionale e a un vantaggio per i consumatori. - Comunica una nota stampa di Giuseppe Giordano - Tale approccio, però, deve spogliarsi da una visione prettamente ideologica e partendo da questi presupposti, pur condividendo complessivamente l’impianto proposto dal governo in tema di liberalizzazioni, emergono delle perplessità dall’analisi della bozza del decreto nelle parte in cui affronta la problematica delle farmacie rurali. Stabilire, infatti, all’art. 11 una riscrittura del secondo e terzo comma dell’art. 1 della legge 476/68 nella parte in cui prevede la presenza di una farmacia ogni 3000 abitanti, senza escludere da tale ambito i territori sui quali insistono le farmacie rurali, significa non prevedere le gravi conseguenze che si potrebbero determinare sotto il profilo economico e sulla qualità del servizio offerto. Tale posizione trova la sua legittimazione proprio in una recente ricerca commissionata dall’Unione Nazionale Consumatori ad un autorevole pool di studiosi all’interno della quale, a proposito delle farmacie rurali, viene evidenziato come le farmacie sembrano essere sufficientemente diffuse sul territorio e come la eventuale liberalizzazione, così come oggi proposta dal decreto governativo, potrebbe ridurre questa diffusione. La ricerca sottolinea che “in particolare le farmacie rurali (vale a dire quelle situate nei comuni con meno di 5000 abitanti, che in Italia sono oltre 6000) sono realtà di piccole dimensioni con fatturati e utili limitati che non influiscono sulla loro efficienza, ma la cui liberalizzazione le potrebbe rendere meno appetibili per il libero mercato. Con le liberalizzazioni la distribuzione delle farmacie potrebbe dunque passare da capillare a concentrata comportando esiti non desiderabili in termini di diffusione del servizio”. - Conclude Giordano - Si rischia,insomma, di far decadere quella importante funzione sociale che le farmacie rurali espletano, in particolare nelle zone disagiate e nei centri collinari e montani, con il rischio concreto che le farmacie dei centri minori non avranno più la possibilità di sopravvivere in territori difficili. Ecco perché, alla luce di quanto specificato, appare più consono e ragionevole prevedere la non operatività dei nuovi parametri (una farmacia ogni 3000 abitanti), salvaguardando così le farmacie rurali, nei territori con popolazione fino a 5000 abitanti, mantenendo la legislazione attuale."