Greco: “Banca di Cosenza licenziamenti inammissibili”
La prospettiva dei licenziamenti di 16 dei dipendenti della Banca del Credito cooperativo, formulata all’interno del piano di acquisizioni presentata dagli istituti intenzionati a rivelare la Banca di Cosenza, ha con giusta ragione provocato la reazione indignata delle Organizzazioni Sindacali. Lo sostiene Orlandino Greco, vicesegretario nazionale del Movimento per le Autonomie e Presidente del Consiglio Provinciale di Cosenza. Si tratta – continua Greco- di una questione spinosa e di difficile soluzione.
Certo immaginare che a pagare le conseguenze di gestioni inefficienti siano proprio i lavoratori non può che destare preoccupazione anche sul piano sociale. Le vicende che stanno interessando da tempo la Bcc di Cosenza impongono riflessioni di carattere più generale sulle motivazioni che hanno determinato il verificarsi della situazione attuale. Davanti al rischio di vedere scomparire o ridimensionato un Istituto di Credito che ha una storia importante sul nostro territorio, la Regione avrebbe dovuto reagire in maniera compatta per scongiurare questo pericolo. Non si tratta esclusivamente di difendere i posti di lavoro, la perdita dei quali già da sola è inammissibile, ma anche di creare le condizioni perché realtà significative come questa non restino isolate davanti a crisi che siano esse di carattere gestionale o economico.
La Bcc ha dato per anni risposte concrete ai problemi dei piccoli imprenditori e dei tanti onesti lavoratori che formano l’ossatura economica di questa nostra provincia, capire e intervenire tempestivamente per evitarne il commissariamento prima e il progressivo smantellamento poi, era e resta responsabilità anche di una classe politica che dovrebbe dimostrarsi in grado di incidere sulle decisioni che contano nell’interesse della collettività.
La chiusura della Banca di Cosenza rappresenta l’ennesima perdita per la nostra provincia e ci costringe a prendere atto di un sostanziale impoverimento del territorio rispetto al quale la classe politica è chiamata a intervenire. E’ tempo di riaffermare con maggiore forza la necessità di scelte orientate allo sviluppo del Mezzogiorno tutto e della nostra Calabria, in particolare. Uno sviluppo che resterà sempre e solo di facciata fino a quando non troverà uomini e donne in carne ed ossa pronti a spendersi per renderlo concreto.