Palmi: messa commemorativa per i caduti Fava e Garofalo
Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa del comandante Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, Colonnello Pasquale Angelosanto, sulla messa commemorativa che si è svolta oggi a Palmi per i caduti Antonino Fava e Vincenzo Garofalo:
“Con il permesso del signor comandante Interregionale Carabinieri Culqualber, Generale Ermanno Meluccio, desidero innanzitutto porgere un sentito ringraziamento ai concelebranti la funzione religiosa, monsignor Silvio Misiti e don Vincenzo Ruggiero, alle autorità politiche regionali e provinciali, al Commissario Prefettizio del comune di Palmi, al Procuratore della Repubblica di Palmi, ai colleghi delle Forze Armate e di Polizia, al comandante e agli Allievi Carabinieri della Scuola di Reggio Calabria, ai rappresentanti del Cobar, all’Associazione Nazionale Carabinieri e alle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, che hanno voluto onorare con la loro presenza la memoria dei nostri caduti Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, che nella mattinata abbiamo ricordato con la deposizione di una corona di alloro sul luogo dell’eccidio. Ai loro familiari va il mio deferente saluto e in particolare alle signore Antonietta Anile e Patrizia Scanu e ai loro figli, qui presenti alla celebrazione.
La sera del 18 gennaio 1994, l’equipaggio del Nucleo Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Palmi, composto dal capo equipaggio Appuntato Scelto Antonino Fava e dall’autista Appuntato Scelto Vincenzo Garofalo, dopo aver assicurato un servizio di viabilità ad alcuni magistrati messinesi che si erano recati presso il carcere di Palmi per un atto istruttorio e in attesa di riprendere lo stesso servizio per il loro rientro verso Villa San Giovanni, era stato impiegato, poco dopo le 20,00, in attività di perlustrazione sul settore autostradale di competenza, che si avviò a percorrere con i lampeggianti dell’autoradio accesi. A circa tre chilometri dallo svincolo per Scilla - in un tratto rettilineo – i militari avvistarono un’auto sulla quale viaggiavano pericolosi trafficanti di armi, intenti a trasportare un consistente carico da guerra. Improvvisamente, uno dei malviventi aprì il fuoco contro i due carabinieri, colpendoli ripetutamente. L’Appuntato Garofalo cercò di bloccare l’auto di servizio per imbracciare l’arma in dotazione e rispondere al fuoco, ma non ci riuscì; l’auto finì la sua corsa contro il guard-rail, con il capo equipaggio che era già deceduto per i colpi ricevuti. Uno degli assassini scese dalla macchina e continuò a sparare all’indirizzo dei due militari, ormai esanimi. Finita l’azione criminale, i due si dileguarono. I nostri carabinieri furono scoperti da due militari della Guardia di Finanza che erano in transito sull’autostrada: l’Appuntato Antonino Fava fu trovato con la pistola mitragliatrice nelle mani.
Il Comandante Generale dell’Arma, Gen. Luigi Federici, arrivò a Reggio Calabria poche ore dopo e, dinanzi alle salme, disse: “Per l’Arma è un grande dolore. Porteremo a spalla altri due servitori silenti dello Stato e ci rimane il solo conforto di saperli caduti per un’Italia migliore, uccisi da qualcuno che vuole in ogni modo e con ogni mezzo impedire che l’Italia diventi migliore”. All’esito delle indagini, alle quali partecipò attivamente tutta l’Arma reggina, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ottenne l’arresto di cinque indagati del grave fatto delittuoso, tra cui un minorenne, inseriti in sodalizi mafiosi operanti nel capoluogo. Il gruppo malavitoso individuato si era reso responsabile a Reggio Calabria di altri due attentati alla vita in danno di militari dell’Arma . Il 3 febbraio 1997, la Corte d’Assise di Reggio Calabria condannò a pene esemplari tutti gli imputati e alla pena dell’ergastolo uno degli esecutori materiali del duplice omicidio, mentre il Tribunale per i Minorenni inflisse al secondo esecutore trenta anni di reclusione. Il 28 luglio 1998, la Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria confermò la precedente sentenza, dichiarata inappellabile il 18 ottobre del 1999.
I due graduati furono decorati di medaglia d’oro al valor militare e a loro fu intitolata la Scuola Allievi Carabinieri di Reggio Calabria, entrando così a far parte della schiera di eroi che l’Arma non dimentica, nel culto della loro memoria, seguendo lo studio e l’inserimento nella società dei loro figli. Infatti, per intervento del nostro comandante della Legione, Generale Adelmo Lusi, l’Arma della Calabria ha seguito e sollecitato l’approvazione della legge regionale che amplia i benefici alle vittime della ‘ndrangheta, già previsti da una legge regionale del 2008. Il Consiglio Regionale della Calabria, nella seduta del 16 gennaio scorso, ha approvato all’unanimità la nuova legge che prevede – tra l’altro – l’assunzione nell’amministrazione regionale e la concessione di borse di studio per i familiari delle vittime della ‘ndrangheta. Nel ricordo dei nostri martiri, l’imperativo categorico di noi Carabinieri in servizio è onorare il loro sacrificio con l’impegno di dedicare ogni sforzo per la sicurezza delle comunità e, per essere degni della loro eredità morale, di servire disinteressatamente l’Arma e la Nazione.
Questo è il significato profondo dell’odierna commemorazione, di questo momento che vede riuniti in un ideale abbraccio i familiari dei nostri Appuntati Fava e Garofalo, con a fianco tutta l’Arma, le Istituzioni, i cittadini e i giovani allievi carabinieri; tutti insieme qui per ricordare il sacrificio di eroi silenziosi, appartenenti – come già nel 1879 indicava il “Galateo del Carabiniere” – a “questa famiglia, che conta martiri ed eroi, tanto più grandi quanto modesti essi furono; conta uomini che spesero la loro vita, tutta quanta adoperandosi per bene altrui e che ne ebbero per solo compenso la scienza d’aver fatto il proprio dovere”.”