Censore (Pd): l’ospedale Jazzolino di Vibo è al collasso

Vibo Valentia Salute

“Non vorremmo che si spacciasse per risparmio ciò che è invece frutto dell’incremento della tassazione dell’Irap e dell’Irpef per il 2012 e dell’azione effettuata dalla Stazione Unica Appaltante. Il piano di rientro che si avvia alla conclusione non ha prodotto gli effetti sperati”. E’ quanto afferma il consigliere regionale del Pd Bruno Censore a conclusione delle visita fatta presso l’ospedale del capoluogo vibonese.

“La visita che insieme ai colleghi del Partito democratico Franco Laratta e Carlo Guccione abbiamo voluto fare presso il Pronto Soccorso ed alcuni reparti della struttura sanitaria dello Jazzolino non è stato un blitz propagandistico né tanto meno un gesto animato da pura retorica. Attraverso questa iniziativa abbiamo potuto constatare che, nonostante gli oltre cento accessi giornalieri, il Pronto soccorso è fortemente carente di personale e quasi tutto assunto con contratto a termine che scadrà il prossimo 31 marzo. Questo potrebbe significare che trascorso invano tale periodo il punto di prima emergenza potrebbe trovarsi nelle condizioni di dover utilizzare il personale medico dei reparti dove già si registra una carenza insostenibile. Nefrologia ed Otorino sono stati chiusi mentre Ginecologia è dislocata su due piani diversi con la separazione della sala parto da quella operatoria.

Da tempo sosteniamo – ha affermato Censore - che per risanare la sanità è necessario seguire la linea del rigore ma allo stesso tempo occorre perseguire l’obiettivo dell’equità e della qualità, cosa che in non sta affatto avvenendo nè nello Jazzolino nè nelle altre strutture calabresi. Non possiamo tacere il fatto che la rete ospedaliera ed emergenziale non può reggere una domanda così pressante e sta producendo più male che bene specie in quei territori della regione che sono maggiormente deboli e privi di adeguate vie di comunicazione. I tagli lineari ai servizi sanitari che sono stati prodotti seguendo la logica errata disegnata nel piano di rientro stanno lacerando un sistema che invece andava potenziato attraverso una migliore organizzazione delle strutture e del personale. La domanda che stiamo ponendo da tempo al Commissario Scopelliti, senza peraltro ottenere risposta, ha continuato Censore - riguarda la quantificazione del risparmio finora generato dal piano di rientro.

Noi temiamo che si voglia far passare per risparmio il tesoretto di 121 milioni di euro che ha prodotto l’oculata azione della Stazione Unica Appaltante o i 174 milioni di euro previsti per il 2012 dall’aumento dell’addizionale Irpef e dall’incremento dell’aliquota Irap che sono destinate a ripianare il debito sanitario. Il vero nodo che non si vuole affrontare ma che rivela quanto è ancora debole il sistema di cura in questa regione è quello relativo all’emigrazione sanitaria che continua ad essere ancora troppo elevata e molto spesso indotta dalla carenza di posti letto nelle strutture sanitarie calabresi. Alla luce dei dati in nostro possesso, siamo persuasi che il piano di rientro non stia raggiungendo i risultati attesi e che la Calabria si stia inabissando verso una situazione di non ritorno. E’ ormai sotto gli occhi di tutti il dato che l’esperienza commissariale di Scopelliti sia definitivamente fallita e che l’unica cosa che realmente emerge è la chiara incapacità di dare risposte alle emergenze sanitarie dei cittadini calabresi. Per queste ragioni, il Partito democratico non si pone solamente come opposizione politica nei confronti delle scelte compiute finora ma come forza riformatrice tendente a modificare un assetto sanitario regionale che rischia di frantumarsi ogni giorno di più e che fa pesare sui cittadini di questa regione gravosi oneri per le spese di malattia e per le esigenze assistenziali”.



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