Lavoratori delle case protette: dobbiamo chiedere a ...Pezzi
"Le Aziende ed i lavoratori delle Case Protette, certi che si tratti dell’ennesimo “scarica barile”, non sono disponibili ad attribuire a nessun altro gli Oneri e gli Impegni che, per come previsto dalle Legge Nazionali e Regionali attualmente in vigore, sono esclusivamente a carico del Dipartimento Politiche Sociali della Regione Calabria e quindi a nessun altro la responsabilità di questa annosa e vergognosa questione. - Comunica una nota stampa - A maggior rinforzo delle proprie convinzioni e nel contempo dell’assoluta certezza sul dovere della Regione a pagare le Rette di ben 17 mesi, basta pensare che:
1) La Sentenza della Corte Costituzionale del mese di Aprile 2011, recepita con DGR n°183 del 20/05/2011 e la Legge Regionale n°22/2007 individuano, UNICAMENTE E SPECIFICAMENTE nel Dipartimento Politiche Sociali, l’Organo deputato ad erogare le somme relative alla componente Sociale. Ed infatti nel Bilancio 2012, il Dipartimento Politiche Sociali della Regione Calabria ha costituito nel proprio Bilancio uno specifico Capitolo di spesa per il pagamento delle Rette alle Strutture Socio Sanitarie;
2) La Magistratura a cui le Strutture si sono rivolte, ha già emanato i Decreti Ingiuntivi ed, in alcuni casi, addirittura la Provvisoria Esecuzione degli stessi, non certo nei confronti del Dipartimento Tutela della Salute;
3) I Contratti annuali con le Strutture per la parte sanitaria sono firmati regolarmente con le ASP in nome e per conto del Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria, mentre manca unicamente la firma del Dipartimento Politiche Sociali della Regione Calabria;
4) I Crediti vantati dalle Case Protette sono Certificati ed Attestati dalle ASP per la componente Sanitaria e per quella Sociale e dalla Regione Calabria per la componente Sociale ;
5) Le Case Protette erogano prestazioni a Pazienti non autosufficienti non assistibili a domicilio, inviati alle Strutture con una formale Autorizzazione al ricovero, rilasciata dall’Ente Pubblico a fronte di un’ approfondita indagine Sociale e Sanitaria;
Le Aziende ed i lavoratori sono ormai allo stremo ma, orgogliosi della Loro dignità e rivendicando il diritto insopprimibile alla legalità “ANCHE IN CALABRIA”, non hanno alcuna intenzione né di farsi “sballottare da una parte all’altra” in un vergognoso scarica barile, né di rivolgersi a “canali illeciti di finanziamento”, bensì A COSTO DI RIEMPIRE LE PAGINE DEI GIORNALI LOCALI E NAZIONALI ED A COSTO DI ATTUARE ATTI ESTREMI AUTOLESIONISTICI, DENUNCERANNO FINO ALLE ESTREME CONSEGUENZE L’INCREDIBILE ED INACCETTABILE SITUAZIONE IN CUI SI TROVANO IMPRENDITORI E LAVORATORI “strozzati” paradossalmente da crediti non onorati e quindi da una Regione che pretende di non pagare ciò che la Legge Le impone di pagare. - Continua - La questione fondamentalmente è la seguente:
a)fino al 2009 i soldi il Dipartimento Politiche Sociali della Regione Calabria c’è li aveva;
b) con una Legge Regionale “strana”, i soldi per tutto il 2010 e per il primo Semestre nel 2011 non c’erano più ;
c) Nel secondo Semestre 2011 , dopo l’ impugnativa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri verso tale Legge e successivamente alla bocciatura ad opera della Corte Costituzionale, i soldi sono in parte ricomparsi ed è stato pagato una parte del 2010;
d) Ad oggi, 05/03/2012, restano ancora da erogare 17 mesi del 60% della Retta;
Tutto questo mentre è noto a chiunque che le Banche hanno enormemente ridotto, a causa della generale crisi finanziaria, l’erogazione dei prestiti alle Aziende.
I lavoratori hanno quindi deciso di “morire di fame per propria mano” dichiarando lo sciopero della fame ad oltranza piuttosto che “per mano” delle Istituzioni deputate a pagare.
I lavoratori basiti ed esterrefatti da tale atteggiamento, si appellano alle Istituzioni di cui all’indirizzo perché la dignità dei cittadini calabresi non sia calpestata da tali comportamenti, e perchè si attivino affinché il Dipartimento Servizi Sociali, o chi ne ha l’obbligo, adempia a quanto previsto dalla Legge. Nel contempo chiedono che chiunque, nell’ambito delle proprie funzioni, vigili poiché abbiamo paura, anche alla luce delle notizie che si leggono tutti i giorni sui quotidiani locali ed alla luce degli interessi in gioco. - Conclude - Resta inteso che i lavoratori sono disponibili a rettificare quanto affermato, qualora non avessero capito o qualora quello che hanno scritto non corrispondesse al vero, a fronte di un pubblico chiarimento alla presenza delle Istituzioni deputate a garantire la legalità."