Lavoratori case protette: 2° giorno di sciopero della fame
Riceviamo e pubblichiamo nota dei lavoratori delle case protette sui mancati pagamenti
"A fronte di circa 70.000.000,00 di Euro che il Dipartimento Servizi Sociali della Regione Calabria deve pagare alle Strutture Socio Sanitarie per i Crediti (certificati ed attestati dalle Aziende Sanitarie e dalla Regione Calabria) relativi a 17 mesi della Quota Sociale ed afferenti all’ assistenza erogata a Pazienti non autosufficienti non assistibili a domicilio ed affidati alle Strutture con l’Autorizzazione dell’Ente Pubblico, ad oggi sono stati stanziati solo 15.000.000,00 di Euro, del cui pagamento ancora stanno discutendo sul come e quando erogarli, come se dovessero “farci un piacere”, facendo finta di dimenticarsi che le Strutture ed i lavoratori sono ormai allo stremo, perché, in molti casi, la Quota Sociale incide per ben il 60% della Retta. Se tale “accortezza e pignoleria” fosse applicata per tutti i pagamenti che devono essere fatti o per tutti i Contratti che devono essere stipulati, la Regione Calabria sarebbe da prendere ad esempio per il resto del mondo per correttezza, moralità e legalità nella gestione dei soldi pubblici.
Ci viene il sospetto che però non è così leggendo le cronache dei giornali locali, gli innumerevoli articoli di Stella sul Corriere della Sera, i servizi di Report, la trasmissione Articolo 21 di ieri, gli articoli apparsi su Il Quotidiano del 21/12/2011 e 18/02/2012, ed il comunicato delle Associazioni di categoria (Anaste, Aris, Uneba, Agidae) delle Strutture Socio Sanitarie del 05/03/2012 inviato anche alla Corte dei Conti. Come se non bastasse, sembrerebbe che si voglia fare l’ennesima sperequazione e differenziazione tra le Strutture perché, ad esempio, al contrario di quanto avvenuto nei precedenti pagamenti(la cui giustezza è stata affermata pubblicamente dai Rappresentanti della Giunta Regionale), si vorrebbero pagare gli stessi numeri di mensilità sia per le Strutture che avanzano dalla Regione Calabria, da 17 mesi, il 60% della Retta (e che percepiscono dall’ASP solo il 40% della Retta) sia le Strutture che avanzano dalla Regione Calabria solo il 30% della Retta (che invece percepiscono dalle Asp il 70 % della Retta). Anche un bambino capirebbe che questa è una ingiustizia grande come una casa che favorisce coloro che avanzano solo 30 % a discapito delle Strutture che invece avanzano il 60%. È evidente che, anche in questo caso, c’è qualcosa che non va , poiché in questa maniera si favoriscono alcuni rispetto ad altri.
Ma è possibile che ci siano Dirigenti che si assumono tali responsabilità e che ci siano dei politici che tollerano ciò???????
La questione fondamentalmente è la seguente:
a)fino al 2009 i soldi il Dipartimento Politiche Sociali della Regione Calabria c’è li aveva;
b) con una Legge Regionale “strana”, i soldi per tutto il 2010 e per il primo Semestre nel 2011 non c’erano più ;
c) Nel secondo Semestre 2011 , dopo l’ impugnativa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri verso tale Legge e successivamente alla Sua bocciatura ad opera della Corte Costituzionale, i soldi sono in parte ricomparsi ed è stato pagato una parte del 2010;
d) Ad oggi, 06/03/2012, restano ancora da erogare 17 mesi del 60% della Retta, ed a fronte di circa Euro 70.000.000,00 necessari per coprire il debito relativo agli anni 2010, 2011 e 2012 (poiché i bilanci dello Stato impongono che le Leggi di spesa debbono avere la copertura finanziaria) i soldi reperiti sono solo 15.000.000,00 di Euro;
e) La Sentenza della Corte Costituzionale del mese di Aprile 2011, recepita con DGR n°183 del 20/05/2011 e la Legge Regionale n°22/2007 hanno rimesso le cose a posto ridefinendo l’Organo deputato ad erogare le somme relative alla componente Sociale. Ed infatti, da allora, il Dipartimento Politiche Sociali della Regione Calabria ha pagato alcune mensilità (purtroppo poche visto che ne deve pagate ancora 17) ed ha inoltre costituito nel proprio Bilancio uno specifico Capitolo di spesa per il pagamento delle Rette alle Strutture Socio Sanitarie;
f) La Magistratura a cui le Strutture si sono rivolte, ha in alcuni casi già emanato i Decreti Ingiuntivi ed, in alcuni casi, addirittura la Provvisoria Esecuzione degli stessi;
g) I Contratti annuali con le Strutture per la parte sanitaria sono firmati regolarmente con le ASP in nome e per conto del Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria, mentre manca unicamente la firma del Dipartimento Politiche Sociali della Regione Calabria;
h) I Crediti vantati dalle Case Protette sono Certificati ed Attestati dalle ASP per la componente Sanitaria e per quella Sociale e dalla Regione Calabria per la componente Sociale ;
i) Le Case Protette erogano prestazioni a Pazienti non autosufficienti non assistibili a domicilio, inviati alle Strutture con una formale e vincolante Autorizzazione al ricovero, rilasciata dall’Ente Pubblico a fronte di un’ approfondita indagine Sociale e Sanitaria;
Le Aziende ed i lavoratori sono ormai allo stremo ma, orgogliosi della Loro dignità e rivendicando il diritto insopprimibile alla legalità “anche in calabria”, non hanno alcuna intenzione né di farsi “sballottare da una parte all’altra” in un vergognoso scarica barile, né di rivolgersi a “canali illeciti di finanziamento”, bensì a costo di riempire le pagine dei giornali locali e nazionali ed a costo di attuare atti estremi autolesionistici, denunceranno fino alle estreme conseguenze l’incredibile ed inaccettabile situazione in cui si trovano imprenditori e lavoratori “strozzati” paradossalmente da crediti non onorati e quindi da una Regione che pretende di non pagare ciò che la Legge Le impone di pagare.
I lavoratori basiti ed esterrefatti da tale atteggiamento, si appellano alle Istituzioni di cui all’indirizzo perché la dignità dei cittadini calabresi non sia calpestata, e perchè si attivino affinché il Dipartimento Servizi Sociali, o chi ne ha l’obbligo, adempia a quanto previsto dalla Legge. Nel contempo chiedono che chiunque, nell’ambito delle proprie funzioni, vigili poiché abbiamo paura, anche alla luce delle notizie che si leggono tutti i giorni sui quotidiani locali ed alla luce degli interessi in gioco e chiediamo a tutte le istituzioni in indirizzo di non lasciarci soli, perché sarebbe la nostra fine.
Resta inteso che i lavoratori sono disponibili a rettificare quanto affermato, ed a chiedere pubblicamente scusa, qualora non avessero capito o qualora quello che hanno scritto non corrispondesse al vero, a fronte di un pubblico chiarimento alla presenza delle Istituzioni deputate a garantire la legalità. E comunque, tutto quanto scritto e pubblicato su giornali e televisioni riguardo alla vicenda da un anno a questa parte, non è stato mai smentito."
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