Italia Nostra sulle infrastrutture ferroviarie e marittime
Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma di Teresa Liguori Consigliera nazionale Italia Nostra
“Le direttive dell’Unione Europea in materia di trsporti pubblici sono molto chiare: esse invitano i Paesi comunitari ad impegnarsi per favorire il traffico merci e passeggeri via mare, con le autostrade del mare, e su rotaie, con il potenziamento delle linee ferroviarie. Si nota una palese contraddizione tra queste direttive e la politica delle infrastrutture attuata in Italia negli ultimi anni. Mentre le istituzioni pubbliche sono generalmente favorevoli alla costruzione della TAV in Val di Susa e le popolazioni contrarie, nelle regioni meridionali il ministero delle Infrastrutture non esercita il suo potere di intervento su Trenitalia, consentendo che vaste aree del Paese vengano private del diritto di fruire di un servizio pubblico di trasporto alternativo all’uso delle automobili. Se Trenitalia ha deciso di investire risorse solo sull’alta velocità, abbandonando nell’isolamento una parte del territorio nazionale, nulla vieta che una diversa gestione, pubblica o privata che sia, le si affianchi in un regime di libera concorrenza. Concorrenza auspicata dall’Europa e percepita dal governo con le sue pur timide proposte di liberalizzazioni. Italia Nostra propone pertanto che la linea ferroviaria jonica sia affidata ad una diversa gestione, più efficiente di quella attuale, finalizzata ad un effettivo servizio pubblico a favore dei cittadini. In altre realtà sono già operative delle società nel trasporto ferroviario locale in regime di concorrenza con Trenitalia. In Calabria non mancano le professionalità e le competenze di manager, tecnici e di manodopera nel settore ferroviario, come ad esempio nell’Ente Ferrovie della Calabria, attualmente in grave difficoltà. Si tratta di seguire un percorso non facile ma che potrebbe portare a dei risultati positivi per i cittadini-utenti-non clienti, incoraggiati a privilegiare ed utilizzare il trasporto ferroviario e per quei lavoratori delle ferrovie che, attualmente, non sono utilizzati secondo le loro competenze. Perché le ferrovie joniche non siano considerate più rami secchi ma fioriti.”
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