Treno Reggio-Roma, Oliverio rimbrotta De Magistris: si preoccupi dei suoi “regionali”
“Sorprendono le dichiarazioni del Sindaco Luigi De Magistris rispetto alla richiesta di ripristinare la fermata di Napoli nel servizio Freccia Argento che collega la Calabria direttamente con Roma. Il servizio Freccia Argento è un collegamento diretto Calabria – Roma che serve flussi significativi di calabresi diretti verso la Capitale, a fronte di flussi marginali diretti verso Napoli.”
È quanto ha affermato il Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, in seguito all’attacco del Primo cittadino di Napoli a Trenitalia dopo l’esclusione della fermata del capoluogo partenopeo nella tratta Reggio Calabria-Roma.
Dallo scorso 11 dicembre, infatti, il treno di collegamento tra la città dello Stretto e la Capitale, un Freccia argento, effettua fermate solo a Salerno, Paola, Lamezia Terme e Villa San Giovanni, saltando Napoli. Si tratta di un servizio che ha consentito di ridurre un po' i tempi di percorrenza su questa tratta, mentre il collegamento tra Napoli e Reggio resta affidato, unicamente, a Freccia bianca, Intercity e regionali.
“Non si comprende pertanto l’azione intrapresa da De Magistris” aggiunge il governatore sottolineando che sarebbe più opportuno che De Magistris “orientasse la sua azione di governo al fine di attivare servizi regionali campani in coincidenza della Freccia Argento, per collegare Napoli da Salerno. In questo modo si otterrebbero gli stessi tempi di percorrenza totali necessari per raggiungere Napoli dalla Calabria con il vecchio servizio Freccia”.
Oliverio evidenzia poi che ad oggi, giornalmente, sono 40 i servizi Freccia (sia Rossa, Argento che Bianca) che collegano direttamente Napoli con Roma; mentre è solo uno il servizio che collega, quotidianamente, la Calabria con Roma, con un risparmio temporale di circa 30 minuti per tutti i calabresi.
“Tale risparmio consente ai calabresi di andare a Roma e tornare in Calabria nello stesso giorno, - afferma il presidente della Regione - così come possono farlo i campani. Non servono localismi per salvare il Mezzogiorno, ma azioni sinergiche che favoriscano un processo di coesione e sviluppo. Di fronte a simili richieste, - conclude - il dubbio che sorge è che Napoli stia perdendo la spinta propulsiva capace di innescare proprio tale processo”.