Saracena, turismo: comuni montani più vocati

Cosenza Attualità

I comuni montani confermano una maggiore vocazione turistica (48,7%) rispetto agli altri (24,4%). Tuttavia, se ciò è verissimo dal Piemonte al Trentino Alto Adige, passando dalla Liguria al Veneto, nel centro sud ed in Calabria in particolare urbanizzazione selvaggia delle coste unita a scarsissima considerazione del valore turistico della montagna in generale, hanno determinato e fanno registrare spopolamento dei centri storici con conseguente riduzione della qualità e capacità attrattiva complessiva dello stesso segmento turistico balneare. – Anche di questo, ma soprattutto del progetto di albergo diffuso per il centro storico di Saracena, si parlerà domani, giovedì 29 marzo, nell’incontro pubblico con l’esperto Roberto Bresciani, assessore al turismo nel comune di Arco (Trento), architetto e imprenditore turistico, titolare di un albergo a Madonna di Campiglio, invitato dall’Amministrazione Comunale. E’ quanto dichiara e fa sapere il Primo Cittadino Mario Albino Gagliardi, commentando i dati emersi in uno studio dell' Ifel, fondazione dell'anci, realizzato in vista della prima Conferenza Programmatica per la montagna che si svolgerà sempre domani (giovedì 29) a Roma. – La totalità dei municipi umbri (sia montani che non montani) e la quasi totalità di quelli montani piemontesi, toscani, valdostani e liguri – questi alcuni dati contenuti nell’indagine diffusi dall’ansa – si sono classificati come turistici. Percentuali elevate, superiori all'80%, si rilevano anche per le aree montane venete e trento-atesine. All'opposto, sono pochi i territori montani delle regioni centro-meridionali a essere state classificate come turistici. Si tratta di un dato – dichiara Gagliardi – che conferma due cose di segno opposto. Da una parte l’opposta tendenza preferita in Calabria. La montagna, di cui è ricca la penisola calabrese, è stata abbandonata, quando non saccheggiata. Mentre si è preferito occupare e cementificare la costa, urbanizzando ogni spazio libero e inquinando le stesse acque del mare. Il miraggio perseguito per decenni – continua – è stato quello della finta esclusività del turismo balneare/estivo, forzatamente sganciato dalla diversità di interessi ed attese, esigenze e gusti che il turista del terzo millennio invece esige ovunque nel mondo. A conti fatti, oggi ci ritroviamo con una montagna calabrese rimasta all’anno zero, sia per l’offerta invernale che per quella estiva e con un appeal turistico balneare non in grado di competere, per disservizi e inquinamenti diffusi, con altre località del mediterraneo. Come corollario di questa epopea giunta alla sua crisi, il turista è sempre stato inteso erroneamente come bagnante e le programmazioni turistiche e socio-culturali in genere sono state riservate esclusivamente alle marine, in parallelo allo spopolamento residenziale dei centri storici, scrigni invece ricercati di sviluppo e turismo sostenibile. Dall’altra, ed è il secondo aspetto, il dato Ifel – spiega Gagliardi – ci conforta perché dimostra come gli sforzi intrapresi nella nostra Città, in direzione ostinata e contraria a mode, tabù e tendenze imperanti sia fra le istituzioni pubbliche che tra gli imprenditori, sono destinati a produrre risultati stabili e duraturi in futuro. Perché la montagna resta una grande risorsa tutta ancora da valorizzare, soprattutto in Calabria. In questa mission, che guarda con rispetto ed attenzione a quanto già sperimentato in altre località italiane – conclude – la Città del Moscato Passito non soltanto si sente determinata ed impegnata per aver investito a 360 gradi sul proprio patrimonio montano, ma ambisce a diventare punto di riferimento in questa regione per una necessaria inversione di marcia.