Carceri. Detenuto malato di tumore, l’appello di Corbelli

Catanzaro Cronaca

Il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da oltre 25 anni impegnato in campagne sulla situazione delle carceri italiane, denuncia "il dramma umano e rivolge un appello alle autorità preposte per un detenuto cosentino, V. R. , attualmente rinchiuso nel carcere di Palmi, malato di tumore, ridotto ad una larva umana (pesa meno di 50 kg), che grida la sua innocenza e chiede di essere curato in una struttura adeguata".

I familiari di quest'uomo hanno scritto e chiesto l'intervento di Corbelli. " Un nostro congiunto - si legge nella lettera - rischia di morire in carcere se non si interviene subito. E' detenuto da poche settimane a Palmi, dopo essere stato nel carcere di Vibo Valentia. E' in carcere da un anno e mezzo. E' innocente. Ma quello che ci preoccupa e angoscia a tutti noi in famiglia è la sua malattia. In vita sua ha sempre sofferto. E' stato operato per un tumore alla vescica. Ogni mese doveva andare a controllarsi, da quando è in carcere non lo può più fare. Rischia di morire abbandonato e dimenticato in una cella. Pesa meno di 50 kg. Non riesce a stare in piedi. Quando deve venire per i colloqui con noi familiari, lo devono sorreggere due guardie. Noi chiediamo che venga mandato in un centro dove possa essere curato per la sua grave malattia".

Corbelli afferma: "Ancora una volta dall'inferno delle carceri viene fuori il dramma umano di un detenuto gravemente malato. Non conosco questo recluso, né la sua vicenda processuale. So solo che il disperato e accorato grido di aiuto dei familiari non può e non deve cadere nel vuoto. Un Paese civile, uno Stato di diritto ha il dovere di rispettare i diritti delle persone recluse. Quel detenuto malato di tumore deve poter essere curato adeguatamente in una struttura specializzata. Chi entra in carcere non perde certo i suoi diritti. Soprattutto se e' malato di tumore e rischia e di morire in cella. Abbandonarlo, dimenticarlo in carcere e lasciarlo morire e' un fatto disumano, indegno di un paese civile".