La Cooperativa Mediterranea scrive al Ministro della Giustizia
Riceviamo e pubblichiamo la lettera che il presidente della Cooperativa Mediterranea Francesco Danise e i suoi soci hanno scritto e inviato al Ministro della Giustizia Paola Severino
"Esimio Ministro della Giustizia,
mai avremmo pensato di doverLa disturbare ma, alla luce di quanto accaduto nel corso dei sei anni trascorsi, riteniamo che vi siano aspetti della vicenda che meritino di essere portati alla Sua attenzione. Nell’ambito di un programma integrato di edilizia sociale di cui all’art. 18 della legge 203/91, abbiamo partecipato come cooperativa “Mediterranea” fiduciosi di poter acquistare la nostra prima casa. Una speranza tradita dal comportamento dei rappresentanti della società costruttrice che, venendo meno agli impegni assunti con la sottoscrizione del contratto preliminare di compravendita, in maniera arbitraria e illegale hanno, prima per iscritto e poi verbalmente, ricattato la cooperativa condizionando l’assegnazione degli appartamenti ad un aumento del prezzo ingiustificato e ingiustificabile.
Anche altre cooperative sono state vittime dello stesso trattamento ma, cedendo alle richieste illegali della società costruttrice, è stato consentito loro di entrare in possesso delle abitazioni. Noi, signor Ministro, abbiamo deciso di denunciare i fatti alla Procura della Repubblica chiedendo giustizia. A distanza di sei lunghi anni, siamo riusciti ad ottenere una citazione a giudizio viziata da un capo d’imputazione errato che contesta il reato di truffa anziché quello di estorsione. A nulla è servito in questi anni sollecitare l’intervento del Prefetto, del Sindaco, dello stesso Procuratore. Eppure abbondano i convegni e le conferenze stampa attraverso le quali le Istituzioni chiedono alle vittime di estorsione di denunciare i loro aguzzini, vantando la promozione di fantomatici “Patti Antiracket”. Noi abbiamo denunciato facendo nomi e cognomi, presentando prove documentali, ma non è servito a nulla! Lo Stato non ha dato alcuna risposta! Come se esistesse solo il racket con la coppola e la lupara!
Per riprendere le parole del ministro Fornero, pronunciate in questi giorni in occasione della visita di solidarietà al Sindaco di Monasterace: “Uno Stato che non assicura legalità è uno Stato che si arrende”! Ma quale legalità? Quale giustizia può essere assicurata ai cittadini se sei anni non sono stati sufficienti neppure ad avviare un processo penale?
Illustre Ministro, ci siamo dovuti sostituire agli Organi inquirenti e, seppur privi di risorse economiche e mezzi d’indagine, abbiamo scoperto nei giorni scorsi che un maresciallo della guardia di finanza, delegato dalla Procura per svolgere le indagini, aveva rapporti con almeno uno degli indagati, tanto che la mattina sentiva a sommarie informazioni l’indagato e la sera sottoscriveva con lo stesso indagato l’atto di assegnazione di una villa, di 9,5 vani, acquistata nell’ambito del medesimo programma di edilizio e godendo di contributi a fondo perduto per € 26.000,00 su un valore complessivo di € 182.000,00.
Anche questi ultimi fatti, a nostro avviso gravi, sono stati portati all’attenzione delle Autorità competenti poiché riteniamo che abbiano viziato l’indagine sulla denunciata estorsione. Illustre Ministro, dieci famiglie, costrette da sei anni a pagare un affitto pur avendo regolarmente acquistato una casa che non possono abitare perché si sono opposte ad una richiesta estorsiva, chiedono il Suo autorevole intervento affinché chi ha commesso dei reati venga perseguito nelle opportune sedi prima che “In nome del popolo italiano” la prescrizione giunga inesorabile cancellando le legittime aspettative di giustizia di onesti lavoratori. Fiduciosi in un positivo riscontro porgiamo referenti ossequi".