La settimana santa calabrese tra sacro e profano
Tante le manifestazioni in occasione della Pasqua
Tra religione e fanatismo tanti sono stati i riti svolti nelle provincie calabresi in occasione della ricorrenza della Settimana Santa, giorni in cui, per i riti cattolici, Gesù Cristo muore e risorge. In alcuni casi la fede religiosa sfocia in rappresentazioni dove il sangue e la sofferenza sono messi in primo piano, come a Verbicaro in provincia di Cosenza dove i "battenti" si feriscono le gambe con dei pezzi di sughero sui quali è posizionato un vetro appuntito. I penitenti poi camminano in gruppi di tre per le vie della città, fermandosi di fronte alle chiese e alle cappelle. Il sangue che sgorga viene lavato con del vino versato sulle loro gambe.
Storica Via Crucis anche per i reggini celebrata dall'arcivescovo metropolita di Reggio-Bova Vittorio Mondello. La processione delle Varette, figure di cartapesta della scuola napoletana, è partita dalla chiesa di Gesù e Maria, dove sono custodite, per poi arrivare alla cattedrale passando per il centro storico cittadino. Anche a Catanzaro si è svolta la processione della Naca o del Cristo morto che affonda le sue radici in tempi molto lontani risalenti all'epoca del dominio spagnolo nella nostra terra. La processione invita a rinnegare se stessi a prendere a turno la croce per immedesimarsi nel Cristo sofferente.
È stata una pasqua particolare anche per i dipendenti della ex Sasol, nella giornata di domenica pomeriggio l'arcivescovo di Crotone Domenico Graziani ha voluto celebrare la messa pasquale per loro proprio dentro lo stabilimento. Esclusi invece da una rappresentazione religiosa gli affiliati delle cosche di Sant'Onofrio, nel vibonese, questo il motivo, per gli investigatori, dell'intimidazione alla vigilia di Pasqua, contro il priore, Michele Virdò.
Intanto nel centro alle porte di Vibo Valentia è ancora grande lo sconcerto per la sospensione della rappresentazione sacra dell'Affundata e tutti sperano che possa tenersi domenica prossima. Le indagini, passate alla Dda di Catanzaro, vanno avanti in un contesto difficile, fortemente condizionato dalla cosca Bonavota. Per gli affiliati, infatti, farsi vedere in piazza a portare le statue raffiguranti immagini sacre è un modo per riaffermare il loro potere agli occhi della gente.